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La condanna di Silvio Berlusconi, moderno Luigi XV

La condanna di Silvio Berlusconi a 4 anni per il caso Mediaset può essere analizzata da molte prospettive.

Per chi si è sempre detto anti-berlusconiano, la condanna rappresenta un successo. Un successo che si arrogano coloro che lo hanno sempre avversato, ma che in realtà è il successo della giustizia: “la legge è uguale per tutti”.

Se l’imputato ed ora condannato, non fosse Silvio Berlusconi, cavaliere del lavoro, uno dei più importanti imprenditori italiani ed europei, il capo politico di un partito che ha governato l’Italia per molti degli ultimi venti anni, nessuno direbbe niente se non che la legge è stata fatta rispettare.

Però non è così. Silvio Berlusconi non è un italiano qualsiasi, è il grande artefice del decadimento politico e civile di questo Paese. Già con la Democrazia Cristiana l’Italia aveva raggiunto la sua parabola discendente, insomma, dopo il grande operato di Alcide De Gasperi, l’Italia ha conosciuto solo brutte esperienze civili e politiche. Silvio Berlusconi è un uomo di carisma, capace di incarnare tutto ciò che è l’italiano “comune”, ma un italiano comune che è arrivato all’apice del successo e della scala sociale. Se fossimo stati in una monarchia, forse lui sarebbe stato l’uomo povero che si fa strada fino a sposare la figlia del Re per diventare, a sua volta, sovrano.

Già, ma l’Italia è una Repubblica e nessuno è per sempre. In base alle voglie e alle ignoranze degli italiani vengono scelti e riconfermati politici e governanti, fino a quando poi non si stufano e li cacciano, rimpiazzandoli con qualcuno ancora peggiore.

Faccio un po’ di ordine e dico che io non ho mai votato per Silvio Berlusconi. Non ho mai creduto alle sue favole e non ho mai sopportato il suo falso umorismo e il suo falso amor di patria. Ho sempre letto nelle sue parole e nelle sue azioni una cosa sola: l’arrivismo personale. Ha usato la politica per suoi fini e di tanto in tanto ha governato. Ha trascinato in Parlamento non eletti, ma vassalli; non persone capaci, ma persone fedeli. Che lo abbia voluto o no, ha contribuito all’impoverimento culturale e sociale di questa nazione e questo, senza dubbio, perché gli italiani lo hanno permesso.

Silvio  Berlusconi non è arrivato dove è stato per anni per grazia di Dio, ma perché la maggioranza degli italiani lo ha votato e rivotato. Perché la maggioranza degli italiani si è riconosciuta nel personaggio. Furbizia, il “lei non sa chi sono io”, la mania di onnipotenza, la voglia di porsi al di sopra delle regole dimostrando che si può avere tutto, anche infrangendole.

Non è stato un buon periodo per l’Italia, e gli italiani lo hanno più che meritato. Loro, come sempre, creano e distruggono eroi e falsi miti, dittatori e politici di scarso spessore. Il problema, alla fine, non è nemmeno Silvio Berlusconi, ma sono gli italiani. Silvio Berlusconi è una persona carismatica, sono sicuro che molto spesso abbia agito in buona fede, in ogni sua azione. Il suo essere egocentrico ed egoista, non sono colpe né reati, ma lo hanno esposto allo sfruttamento da parte di persone meno carismatiche e sicuramente più scaltre. Meno intelligenti e meno capaci, ma molto ben organizzate e senza scrupoli. Silvio Berlusconi mi ricorda Luigi XV, il re che nessuno ricorda. Il vero anello debole della monarchia francese. Vittima del suo fascino, era non curante delle situazioni del Regno, non perché non fosse capace di governare, ma perché non ne aveva alcun interesse. Delegava tutto ai sottoposti e questi, arrivisti e profittatori, depredavano la gente e abusavano delle sue “concessioni”. Berlusconi è il Luigi XV dei nostri tempi. Non è il Re Sole, che era quasi un Dio in terra, nella sua violenza e spregiudicatezza egli ha governato davvero, ha sottoposto e non è stato sottoposto dai suoi funzionari. Luigi XV no, era schiavo delle donne e dei suoi lacché. Tanto che, come raccontano le biografie, erano le amanti quasi a far politica, esercitando un ascendente senza precedenti sulle decisioni e volontà del Re. Luigi XVI ne ha fatto le spese, con la vita. Ed egli era invece stato attento e volenteroso, voleva cambiare le cose, ma l’immagine della casa reale era già distrutta, per quanto fatto dal nonno.

E l’Italia è in questa situazione. L’immagine del Paese è distrutta, da tempo. Non godiamo di alcun rispetto all’estero, siamo nani tra giganti. Siamo anfore di terracotta tra giganti di ferro. Cosa contiamo nel mondo? Niente.

Quello che mi colpisce della vicenda Berlusconi è che gli oppositori sembrano più terrorizzati dei sostenitori, di perdere questa figura politica. E si, perché mentre gli oppositori hanno potuto fare una politica di contrasto basata sulla figura del re decadente, i sostenitori ci hanno mangiato sopra. I sostenitori erano come parassiti.

Così gli oppositori ora temono che non avranno più il loro bersaglio preferito, che era solo di comodo, e i sostenitori pensano già al “dopo”. E si, furbi questi servitori fedeli. Dopo aver mangiato a più non posso sulle disgrazie del Paese ora si dicono indignati dall’esito della sentenza di condanna e alcuni (non faccio nomi) sfidano la magistratura: “dimostrate di avere le palle e incarceratelo”, come se la legge fosse un gioco di forza tra maschi ubriachi, altri cercano di dimostrarsi ancora fedeli e premono affinché il vecchio Re si faccia da parte, lasciando la figlia come erede universale. Una inesperta totale di politica, facilmente manipolabile.

Ma siccome siamo in una Repubblica, il potere politico non si passa per eredità o investitura dell’ex Re/Capo. Le persone devono scegliere, ancora. Ci sarà sicuramente chi vorrà riconfermare la fiducia al vecchio leone, sulla scia del pathos, ma molti altri hanno già abbandonato la scialuppa per inseguire un nuovo leader. E il centro destra, non ha nessuno che possa sostituire Berlusconi, nemmeno la figlia Marina. Potrà cavalcare l’onda del processo e della condanna, parlando di martirio del Re, ma questa energia si esaurirà presto e di tutto quello che c’è ora, non rimarrà che la cenere.

Silvio Berlusconi è stato un uomo di spicco della storia politica italiana, ma è ormai finito. Nel bene e nel male, dobbiamo ricordarci di questo signore, che ha trasformato le istituzioni in una estensione delle proprie proprietà private, il Parlamento in un circo di ballerine, giocolieri e pagliacci; il ruolo del primo ministro nel direttore maldestro di un’orchestra scordinata e che ha reso l’Italia un paese dei finti balocchi.

Adesso, però, non vorrei un Luigi XVI. Vorrei risparmiarmi questo teatrino che si conclude, si sa, con una testa che rotola.

Viva l’Italia allora, speriamo che le cose vadano per il meglio.



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