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Perché Papa Francesco ha commissariato i Frati Francescani dell’Immacolata

Il mondo dei tradizionalisti è in subbuglio per il commissariamento della Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata, autorizzato da Papa Francesco attraverso un decreto dell’11 luglio scorso della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata. La decisione del Pontefice, infatti, che ha posto l’ordine sotto il controllo del frate cappuccino Fidenzio Volpi, ha di fatto bloccato l’uso da parte dei Francescani dell’Immacolata del rito tridentino nello svolgimento della messa, fatta salva l’autorizzazione del commissario.

Tradizionalisti contro
In un colpo solo, con il commissariamento – hanno scritto Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro sul blog Messa in latino – viene esautorata l’autorità del fondatore dei Frati, padre Stefano Manelli, il contenuto del motu proprio “Summorum Pontificum” del 2007, che liberalizzava di fatto l’uso del messale preconciliare del 1962 per la celebrazione in latino, e Benedetto XVI stesso, che l’ha emanato.
Anche lo storico Roberto De Mattei, l’intellettuale più noto della galassia tradizionalista, ha attaccato con veemenza su Corrispondenza Romana tale decisione: “oggi il male viene premiato e il bene punito. Non sorprende che ad esercitare il pugno di ferro nei confronti dei Francescani dell’Immacolata sia quello stesso Cardinale (Joao Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, ndr) che auspica comprensione e dialogo con le suore eretiche e scismatiche americane”. E ancora: “Qual è l’intenzione della suprema autorità ecclesiastica? Sopprimere l’Ecclesia Dei (la commissione incaricata di tenere i rapporti con i tradizionalisti e studiare il rientro in seno alla Chiesa della Fraternità San Pio X di monsignor Lefebvre, scavalcata in questo caso dalla Congregazione del cardinale Braz de Aviz, ndr) e abrogare il motu proprio di Benedetto XVI? Lo si dica esplicitamente, perché possano esserne tratte le conseguenze. E se così non è, perché porre in atto un decreto inutilmente provocatorio nei confronti del mondo cattolico che si richiama alla Tradizione della Chiesa?”

Il chiarimento di padre Lombardi?
In realtà, ha detto padre Federico Lombardi, provando a gettare acqua sul fuoco, le cose non starebbero in questi termini, perché la decisione riguarda “la vita della Congregazione nel suo insieme, e non solo le questioni liturgiche”. In sostanza, il decreto intende “rispondere a problemi specifici e tensioni createsi in questa Congregazione a proposito del rito della celebrazione della messa”: ovvero – scrive il sito Vatican Insider – il fatto che “l’uso del rito antico” sarebbe stato “imposto a tutte le comunità”. Tuttavia, spiegano in una nota i Francescani dell’Immacolata, “nessuna imposizione e’ venuta da parte di padre Manelli”, Ministro Generale dell’ordine, tanto e’ vero che dopo la sua lettera che conteneva “norme indicative” circa il rito del messale preconciliare, “varie comunità hanno continuato pacificamente a privilegiare il Vetus o il Novus Ordo”. Nei giorni scorsi era stato un membro dell’ordine padre Afonso Maria Bruno, ad ammettere che alcuni problemi erano derivati da “strumentalizzazioni” alle quali i Frati erano stati esposti da parte di gruppi tradizionalisti, e che in alcuni casi il rito antico “non era stato ben accolto”. Una circostanza che, in ogni caso – spiega sempre la nota dei Francescani – pur confermando la contestazione della lettera di padre Manelli da parte di alcuni membri, non proverebbe alcunché, poiché “se la «maggioranza» dei frati preferisce celebrare secondo il Novus Ordo (S. Messa e Breviario), questa poteva benissimo continuare a farlo, come ha fatto finora”.
Insomma, il commissariamento non smentirebbe affatto la “linea Ratzinger” sulla messa in latino. E i Frati hanno accettato con “devota obbedienza” la decisione della Congregazione del cardinale Braz de Aviz. Cio’ che rimane, in ogni caso, a questo punto, e’ un quadro quantomeno confuso, tra precisazioni ufficiali e chiarimenti a mezzo stampa. Tant’è che – nota il sito Corrispondenza Romana – sarebbero già oltre duemila le lettere, di cui molte straniere, a sostegno dei Frati giunte alla Congregazione per la Dottrina della Fede, a quella per gli Istituti di Vita Consacrata, alla Commissione “Ecclesia Dei” nonché al commissario padre Volpi, per ribadire che il decreto dell’11 luglio “costituisce un atto ingiusto” e che “questa oggettiva lesione del diritto non può non preoccupare tutti coloro che credono e amano la tradizione liturgica della Chiesa e, anche in questo spirito, si battono in difesa della vita, della famiglia, del Magistero pontificio e della Civiltà cristiana”. La battaglia si annuncia più lunga del previsto.


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