Matteo Renzi è tornato. Dopo un lungo silenzio stampa, il sindaco di Firenze e promesso sposo del Pd e del Paese, è di nuovo on stage, sul palco della festa del Pd di Bosco Albergati a Castelfranco Emilia. E gli sguardi, sia nella cittadina emiliana che sui media nazionali, sono tutti per lui.
È un ritorno tutto nel suo stile, “dicendo in faccia le cose che pensa”, a tutti, dai suoi compagni di partito al Pdl a Beppe Grillo, con quelle massime e quelle citazioni pop che sorprendono e lasciano il segno.
Così parte da Ligabue: “A distanza di 23 anni, forse 23 km da qui, un giovane semisconosciuto cantautore, Luciano Ligabue, inventò una canzone che è stato l’inno della mia generazione ‘Non è tempo per noi’. Ma davvero non è tempo per noi?”, domanda il sindaco. Boom, pubblico colpito e subito conquistato.
Passa per Amici per ribadire ancora una volta la bontà della sua partecipazione alla trasmissione della De Filippi, perché “il pregiudizio non deve passare davanti alla curiosità”. Così anche il Pd deve essere “curioso”, non chiudersi, “chiedere l’amicizia agli italiani”, per dirla con i social network. E non deve fare errori come quello commesso oggi in Parlamento: la scelta di far slittare a dopo la pausa estiva l’esame della proposta di legge sul finanziamento pubblico ai partiti, deciso oggi dalla Conferenza dei capigruppo di Montecitorio “è un clamoroso autogol”, commenta “Matteo”.
Poi si rivolge al suo amico Enrico Letta ricordandogli che “l’amico vero è quello che ti dice le cose in faccia”, come ha sempre fatto lui. Secondo Renzi, il governo non deve “durare” ma “fare” le riforme, a partire da quella elettorale, una legge semplice, come quella dei sindaci. E dopo tanto pop, ecco la stilettata rock: “Caro Letta, noi stiamo dalla tua parte, vai avanti e fai le riforme per le quali sei stato votato. Ma se non sei in grado, non cercare alibi in chi sta fuori del Parlamento”.
Cosa deve fare invece il Pd? L’ex rottamatore lo dice in versi, con la poesia di Alda Merini: ”Non mettermi accanto a chi si lamenta senza mai alzare lo sguardo, a chi non sa dire ‘grazie’. Io chiudo gli occhi, mi sposto di un passo e sono altro e sono altrove”. Infine conclude in salsa berlusconiana con un “Viva l’Italia, viva il Partito democratico”. E giù applausi. “Matteo” è tornato. O forse, non se ne è mai andato.
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