Ho deciso di sottoscrivere i quesiti referendari promossi dai Radicali. Considerato il fatto che gli argomenti attengono al cambiamento e alle riforme di cui il nostro Paese ha bisogno, spero che tutti i dirigenti, iscritti ed elettori del mio partito possano aiutare una causa che mi sembra molto contigua alla nostra idea della libertà, dei diritti e dei doveri.
A parte il mio convincimento culturale sugli argomenti oggetto dei quesiti referendari e cioè abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, divorzio breve, libertà di scelta nella destinazione dell’otto per mille, responsabilità civile dei magistrati, separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudicanti, rientro nelle funzioni dei magistrati fuori ruolo, abuso della custodia cautelare, abolizione dell’ergastolo, abrogazione del reato di clandestinità, abrogazione delle norme che ostacolano il lavoro e abolizione del carcere per fatti di lieve entità nel consumo di stupefacenti, (ma questa sarebbe questione attinente alla decisione autonoma di un qualsiasi cittadino italiano), trovo utile che l’iniziativa referendaria dei Radicali sia accompagnata dal sostegno chiaro e magari “chiassoso” della parte politica a cui appartengo: non c’è pagina della più antica cultura riformista che non abbia speso argomenti di condivisione per queste “battaglie”.
Troverei davvero stupefacente che su questi argomenti si possa consumare un paradosso: quello del silenzio di soggetti che nell’attività pubblica dovrebbero predicare le riforme, ed è il caso del mio partito, e l’adesione convinta di parti politiche che si chiamano alla mobilitazione anche per contingenti motivi di lotta politica.