Nella sarabanda di banalità e astruserie che politici e giornalisti dicono e scrivono, spiccano alcuni punti fermi che svelano bugie e tatticismi asfittici.
L’Imu della discordia
La prima “verità” sul tema dell’estate “Imu sì, Imu no” è stata pronunciata in questo fine settimana da Pierpaolo Baretta, per decenni dirigente di spicco della Cisl, e ora viceministro all’Economia nel dicastero retto da Fabrizio Saccomanni. Ha detto Baretta: “L’Imu non è una priorità economica, ma politica”. Ovvero: concordo con gli studi, anche del Tesoro, secondo cui l’abolizione dell’imposta è regressiva, ovvero colpisce di più chi ha meno; ma la cancellazione dell’Imu risponde a finalità politiche.
Priorità politiche, va ricordato, che sono alla base della nascita del governo Letta. Detto più brutalmente: cari signori che volete traccheggiare sull’abolizione per tutti dell’Imu sulla prima casa e che mugugnate, l’esecutivo delle larghe intese è nato su alcuni punti programmatici tra cui quello voluto, fortissimamente voluto, dal Pdl, della cancellazione dell’Imu.
Insomma, si può pure non condividere la misura, la si può criticare dal punto di vista economico e redistributivo (come ha fatto il Tesoro e prima del Mef vari centri studi dal Nens ad Assonime, e come ha fatto nel nostro piccolo anche Formiche.net) affermando che ci sarebbero altri provvedimenti più urgenti e che le risorse per la copertura finanziaria è arduo individuarle. E’ lecito tutto, ma i patti – anche quelli di governo – vanno rispettati, pure quando non si condividono, se sono stati sottoscritti.
La follia del voto anticipato
Passiamo alla seconda tesi forte che, per la nitidezza, spazza il chiacchiericcio da ombrellone su elezioni anticipate imminenti. Lasciamo la parola all’ex presidente della Camera, Luciano Violante: “Il dibattito sulle elezioni è privo di razionalità politica. Ci sono timidi segnali di ripresa. C’è la possibilità di riformare il sistema politico rendendolo stabile ed efficiente. E abbiamo il semestre di presidenza Ue”.
Non è stato abbastanza chiaro? E allora ecco un altro concetto forse ancor più esplicativo, se possibile: “Non si butta giù un governo per gioco politico – ha aggiunto il giurista vicino al Pd – A quanto salirebbero gli interessi sul debito pubblico? Quanta altra crisi avremmo? Dopo la fine della nostra presidenza Ue, a dicembre 2014, e a riforme avvenute, il voto sarebbe una possibilità razionale”. Parole limpide che suonano come schiaffo a per falchi e falchetti del Pdl che puntano a essere più berlusconiani di Berlusconi e a renziani doc e dell’ultima ora che sempre più rumoreggiano in maniera forsennata smarrendo buon senso e razionalità.
Il debito trascurato
Ma nei concetti espressi da Violante c’è un aspetto soprattutto economico che nel dibattito politico viene dimenticato o rimosso. Quello che riguarda i prossimi obiettivi europei da centrare su conti e debito pubblico. A gennaio 2014 l’Italia entra nell’ingranaggio delle nuove regole dell’Unione europea che impongono un taglio del debito del 3 per cento del Pil ogni anno (e negli ultimi tempi il debito è salito del 6 per cento…).
Insomma, non si vogliono sparare importi monstre su manovre devastanti da approvare entro la fine dell’anno prossimo, ma il vociare scomposto su voto anticipato, grazia o altri provvedimenti per Berlusconi e lotta dura e senza paura alla magistratura politicizzata fa smarrire le vere priorità alle quali l’Italia non potrà sottrarsi. Per questo ci si aspetterebbe che il ministero dell’Economia, oltre a ponderose analisi sull’Imu stile ufficio studi, elaborasse e pubblicasse al più presto un manualetto anche di poche pagine per ricordare le prossime, imminenti, e scioccanti, tappe del governo per rispettare gli impegni assunti in sede europea insieme con gli altri Stati. Altro che i 4 miliardi di euro da racimolare per coprire l’abolizione dell’Imu…