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Caos Egitto, i Fratelli Musulmani restano in piazza e l’esercito inizia lo sgombero

L’Esercito egiziano ha aperto il fuoco al Cairo su un gruppo di sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi che stavano cercando di raggiungere piazza Rabaa al-Adiwiyah, sede di una delle due tendopoli assaltate di primo mattino dalle forze di sicurezza: lo hanno riferito fonti giornalistiche presenti sul posto, secondo cui i soldati hanno colpito alle gambe almeno venti persone. I dimostranti a loro volta lanciavano sassi e bottiglie incendiarie contro i militari. A detta di testimoni oculari, verso le 7 di questa mattina l’attacco era iniziato con il lancio di gas lacrimogeni dagli elicotteri, da cui poi si erano calati paracadutisti che, raggiunti i tetti degli edifici circostanti, avevano già preso a sparare sulla folla.

La battaglia sul numero dei morti
Secondo i Fratelli Musulmani, sarebbero almeno 250 le persone rimaste uccise al Cairo, e oltre cinquemila quelle ferite, negli assalti delle forze di sicurezza alle due tendopoli islamiste: lo ha denunciato via Twitter il portavoce del movimento, Gehad al-Haddad. “I medici affermano che molti pazienti in condizioni critiche moriranno per le lesioni da arma da fuoco”, ha scritto Haddad in un tweet. “E’ il più grande massacro dal colpo di stato” del 3 luglio scorso, con cui i vertici militari destituirono e arrestarono l’ex presidente Mohamed Morsi.

Stridente il contrasto di tali cifre con i dati ufficiali forniti invece dalle autorità: secondo il ministero della Sanità egiziano, infatti, i morti ammonterebbero ad appena sei, e i feriti a soli 26. Un portavoce del dicastero ha aggiunto di non essere in grado di precisare le cause dei decessi. Questi ultimi potrebbero comunque aumentare ulteriormente giacché, stando a fonti riservate delle forze di sicurezza, nelle strade circostanti piazza Rabaa al-Adiwiyah e piazza al-Nahda, dove sorgevano gli accampamenti, è in corso una vera e propria caccia all’uomo. Le stesse fonti hanno precisato in tre il numero degli agenti anti-sommossa “martirizzati”, che cioè avrebbero perso la vita negli scontri.

Gli arresti
Numerosi dirigenti dei Fratelli Musulmani sono stati arrestati durante e dopo gli assalti delle forze di sicurezza alle due tendopoli, allestite al Cairo dai sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi: lo ha dichiarato all’emittente televisiva privata Cbc un portavoce del ministero dell’Interno egiziano, generale Abdel Fattah Othman. “E’ troppo presto per annunciarne i nomi”, che dunque resteranno per il momento segreti, ha aggiunto. In carcere, oltre allo stesso Morsi di cui si sono perse le tracce dal colpo di stato del 3 luglio, si trovano già tra gli altri Saad el-Katatni, leader del Partito per la Libertà e la Giustizia, braccio politico del movimento, e del numero due di quest’ultimo, Mohamed Rashad al-Bayoumi. Non è chiaro invece se sia stato catturato o meno la guida suprema del gruppo islamista, Mohamed Badie.

L’assalto a due chiese copte
Gravi scontri sono scoppiati un po’ ovunque in Egitto, dove sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi sono scesi di nuovo nelle strade, in risposta all’appello lanciato dai Fratelli Musulmani dopo il duplice assalto delle forze di sicurezza alle due tendopoli allestite al Cairo dai militanti islamisti fin dal colpo di stato militare del 3 luglio.

I disordini più gravi si sono registrati a Minya, capoluogo dell’omonima provincia centro-settentrionale, situata lungo il corso del Nilo a circa 150 chilometri dalla capitale: migliaia di persone hanno attaccato una chiesa copta e l’hanno parzialmente incendiata, e per disperderli la polizia ha dovuto fare massiccio ricorso ai lacrimogeni. Scena analoga a Sohag, 200 chilometri più a sud, dove a un’altra chiesa è stato appiccato il fuoco con bottiglie incendiarie. Rogo di una terza chiesa e di una scuola infine a Suez.

Tumulti anche ad Assyut, a metà strada tra le due località, dove gli agenti in assetto anti-sommossa hanno dovuto affrontare almeno tremila dimostranti. Violente proteste anche ad Alessandria, la seconda città del Paese, in cui la folla ha bloccato il lungomare; e ad Assuan, dove è stata circondata la sede del locale governatorato, che è stato necessario evacuare. La tensione resta comunque alle stelle in diverse zone cairote: in particolare in quello di al-Mohandessin, un sobborgo residenziale di Giza, dove i seguaci islamisti stanno tentando di radunarsi in piazza Mustafa Mahmoud.

Secondo i Fratelli Musulmani, già due manifestanti sarebbero stati uccisi da “cecchini del ministero dell’Interno”. Una marea umana si starebbe inoltre concentrando intorno alla moschea di al-Nour, nel quartiere centrale di Abbasiyah, dal quale i sostenitori di Morsi intendono raggiungere piazza Rabaa al-Adiwiyah, dove ancora in parte resiste uno degli accampamenti attaccati. L’altro, in piazza al-Nahda, è stato invece smantellato.



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