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Anche la Cia chiede la grazia a Napolitano

L’ufficio “grazie” del Quirinale sembra essere divenuto il terminale dei molteplici conflitti istituzionali che vedono protagonista e vincitrice assoluta la magistratura italiana.

Il caso più eclatante è la eventuale richiesta di clemenza che potrebbe arrivare dal condannato Silvio Berlusconi. Non è l’unico però. Dalle colonne del quotidiano La Stampa, l’avvocato di Robert Seldon (Bob) Lady (nella foto) ex capo centro della Cia a Milano annuncia una iniziativa analoga.

L’ex 007 americano è stato condannato dalla giustizia italiana per il rapimento e la rendition di Abu Omar l’ex imam egiziano del capoluogo lombardo. Per quella operazione- compiuta nel 2003 – sono stati condannati 23 agenti Usa e l’allora capo del Sismi, il generale Pollari.

Il caso è stato oggetto di una grande attenzione, in Italia e all’estero. Il nostro è stato il primo e sino ad ora unico Paese al mondo a sanzionare in un’aula di Tribunale le rendition che hanno caratterizzato la risposta americana agli attacchi dell’11 settembre. L’avvocato di Bob Lady parla di un “processo politico” spiegando che il procuratore Spataro (autore dell’inchiesta) ha sì agito nella massima correttezza formale e sostanziale ma sapendo che gli imputati non potevano difendersi dovendo tutelare il segreto di Stato e non potendo quindi rivelare informazioni decisive per essere discolpati ma che al contempo potrebbero arrecare gravi danni alla sicurezza nazionale, sia italiana che americana. Questa tesi è stata rappresentata anche dall’ex numero uno del servizio segreto militare del nostro Paese e raccontata dalla giornalista Annalisa Chirico in un ebook.

Non è quindi casuale – ma non si può dire se si tratti di un eccesso di zelo – che l’avvocato di Lady chieda una iniziativa di clemenza anche per Pollari. Giorgio Napolitano da parte sua aveva già emesso un atto di grazia in favore dell’unico militare (non operativo Cia) coinvolto e condannato, il colonnello Joseph Romano. Allora, il Quirinale pose a base delle motivazioni per quell’atto proprio ragioni politiche e di relazioni internazionali. L’esercizio del potere di clemenza era stato esercitato sì a favore di uno solo dei ventitré cittadini americani condannati per quel processo ma le motivazioni riguarderebbero tutti (italiani inclusi). All’epoca probabilmente il Quirinale valutava che i 22 agenti della Cia sarebbero stati graziati dal ricorso in Cassazione che puntava a vedere riconosciuto il loro diritto all’immunità diplomatica.

È andata male, come si è visto poi. Ed ora Bob Lady (che era stato fermato a Panama ma poi è riuscito a rientrare negli Stati Uniti sfuggendo alla richiesta di estradizione italiana) e la collega De Sousa (nel frattempo dimessasi da Langley) vogliono provare a chiudere le loro pendenze con la giustizia italiana. E si rivolgono anche loro al Quirinale. Riuscirà “San Giorgio” ad esaudire questa nuova richiesta?

Finché non si troverà una soluzione sistematica e di rango costituzionale ai rapporti fra i poteri dello Stato, è facile scommettere che il Capo dello Stato sarà tirato in ballo per richieste di grazia con una frequenza maggiore e non meno imbarazzante.

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