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Zuckerberg lancia internet.org. Beneficenza o business?

“Tutti connessi, ovunque”. È questa la nuova sfida dell’enfant prodige della new economy, Mark Zuckerberg, che stavolta punta davvero in alto. Il Ceo di Facebook, ha recentemente annunciato la nascita della fondazione Internet.org, una vera e propria task force che mette insieme la sua azienda e produttori di telefoni cellulari (Nokia, Samsung, Ericsson), fornitori di infrastrutture di rete (Qualcomm, MediaTek) e browser (Opera). Saranno, inoltre, coinvolte ONG, accademici ed esperti.

L’obiettivo? Rendere disponibile l’accesso a internet (chat, social network, motori di ricerca e Wikipedia e ai contenuti più leggeri come quelli testuali) ai 5 miliardi di persone che attualmente non ne possono usufruire. Una fetta enorme se si considera che oggi solo 2,7 miliardi della popolazione mondiale “naviga”.

I partner di Internet.org si dicono disposti a sviluppare progetti congiunti, condividere le loro conoscenze e mobilitare settori produttivi e governi per connettere quei due terzi del mondo ancora offline. I pilastri da cui partiranno sono tre:
accessibilità: i partner collaboreranno per sviluppare tecnologie che rendano la connettività mobile più conveniente per tutti, e che abbassino il costo del trasferimento dati.
efficienza: i partner investiranno in strumenti che abbattano la quantità di dati necessari per la maggior parte delle app e degli utilizzi della rete.
modelli di business: i partner favoriranno lo sviluppo di nuovi modelli di business sostenibili e servizi che favoriscano l’accesso al web.

Il progetto – peraltro ispirato dal successo di Open Compute Project – è molto ambizioso, per alcuni troppo. E molti storcono il naso perché credono che il mescolamento di affari e beneficenza difficilmente dia buoni frutti e che quindi Zuckerberg abbia spacciato per azione caritatevole una nuda e cruda strategia di business, usando come scudo i diritti fondamentali dei cittadini all’accesso alla rete.

Pronta la risposta del guru dei social network alle malelingue: «Se il nostro obiettivo fosse stato quello di fare soldi, la strategia giusta sarebbe stata quella di focalizzarci solo sulle nazioni sviluppate. Il nostro servizio è gratuito. E nei posti dove intendiamo portare la rete non ci sono mercati pubblicitari». Facebook, assicura, non ci guadagnerà un dollaro. Zuckerberg vuole fare questo investimento «perché è un bene per tutto il mondo. È la sfida più grande della nostra generazione. Ci saranno persone che potranno avere, per la prima volta, accesso alle informazioni sanitarie. O parlare con i propri parenti che risiedono in un villaggio distante centinaia di chilometri».
Qualcuno di quelle famose malelingue potrebbe controbattere: «Magari facendo una videochiamata o inviando qualche emoticon con la chattina (rigorosamente) di Facebook…».

 di Alma Pantaleo



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