Saranno a centinaia di chilometri di distanza oggi Enrico Letta e Matteo Renzi. Ma virtualmente è come se fossero uno di fronte all’altro, mentre in contemporanea o quasi parleranno dai palchi delle feste Pd (il primo a Genova, il secondo a Borgo Sisa, Forlì). Eccolo il primo vero antipasto di quella che sarà la sfida per leadership del centrosinistra tra i due più accreditati esponenti che se la possono contendere.
Le analogie
E allora avvicinando le loro immagini, è utile prepararsi a questo faccia a faccia virtuale analizzando analogie e differenze tra i due. Sono entrambi considerati “giovani” anche se Letta ha 47 anni e Renzi 38. Hanno la stessa provenienza geografica, la Toscana, anche se il primo è pisano e il secondo fiorentino (e quindi già di per sé “nemici”), e politica, sono entrambi due ex Dc. Etichettati tra i più moderati del Pd, le cronache registrano però una svolta a sinistra del sindaco.
La svolta a sinistra di Renzi
Una nuova direzione frutto di una precisa strategia politica preparata dallo staff dell’ex rottamatore in vista della sfida alla segreteria. Un Renzi mai così “rosso” che fa il pienone alle feste del partito, vedi quella a Bosco Albergati, che raccoglie consensi da ex avversari come Nichi Vendola, stringe alleanze con ex rottamati come Massimo D’Alema o Leoluca Orlando, è tra i critici più feroci delle larghe intese.
Il nodo delle larghe intese
È proprio su questo terreno che si registrano le maggiori frizioni tra quelli che si professano amici. Letta il mediatore è impegnato in un estenuante lavorìo quotidiano per trovare un accordo con il Pdl e mandare avanti l’esperienza governativa. Renzi è stato in molteplici occasioni il picconatore senza pietà di quella baracca. Proprio oggi all’Espresso spiega che “le larghe intese non devono diventare un’ideologia, la politica deve restituire speranza”.
I punti forti
La sua di speranza è quella di conquistare presto il Pd e Palazzo Chigi, e per farlo è tornato determinatissimo dal suo viaggio in California. Anche la meta estiva a proposito è emblematica delle differenze tra i due visto che il secondo ha scelto Pisa. “Enrico” appare meno ambizioso di “Matteo” ma più navigato. E se il punto forte di Renzi è il carisma e l’empatia con la gente, a Letta tutti riconoscono la grande professionalità, la serietà, l’arte di tessere i rapporti. Forse non dirà le “cose in faccia” come professa di sé il suo avversario ma sembra più abile nel muoversi, sa aspettare il momento come quello che l’ha portato alla premiership di questo esecutivo.
Ora però è il momento di ascoltarli mentre in contemporanea salgono on stage per raccontare chi sono e dove vogliono portare il partito e il Paese.