Il ministro degli Esteri italiano, si sa, è molto più simpatica della cancelliera tedesca. Eppure la vicenda siriana ha rivelato i profondi limiti della prima e le virtù della seconda. La Bonino e la Merkel condividono nel merito la stessa posizione di ostilità ad un eventuale intervento militare in Siria. La formula retorica dietro la quale si cela la contrarietà sta nel proporre il vincolo delle Nazioni Unite ben sapendo che c’è il veto di Russia e Cina in consiglio di sicurezza. Mentre però la Bonino è un fiume in piena che non smette di esprimere giudizi taglienti sulle valutazioni americane, la Merkel si mostra ben più capace di utilizzare i suoi argomenti anzitutto nei confronti dei Paesi che sostengono Assad e primo fra tutti Mosca parlando direttamente con zar Putin.
Non solo, mentre la Farnesina smentisce Paolo Mastrolilli de La Stampa che ha segnalato la mancanza di contatti di alto livello fra l’amministrazione Obama e il governo italiano, il presidente degli Stati Uniti chiama il cancelliere della Germania. Mentre la Bonino va in Francia e spiega di essere in disaccordo, attraverso il suo portavoce, la diplomatica Merkel spiega che l’attacco con armi chimiche del 21 agosto vicino Damasco è stata ”una grave violazione del diritto internazionale” e che lei ed Obama si sono accordati per rimanere in stretto contatto per decidere ”su una possibile reazione internazionale a questo crimine”. Tradotto: la Germania non interviene ma fa un appello a Putin perché cooperi con la comunità occidentale ed offre una tenue ma sufficiente copertura agli Usa e tutto questo senza rinnegare la propria scelta strategica.
La nostra politica estera ha taciuto e tace quando l’amico Iran (sic) minaccia di bombardare per rappresaglia Israele o quando il regime siriano promette attacchi terroristici in Europa. In cambio si mostra zelantissima a ricordare le regole del diritto internazionale (interpretandole anche originalmente) quando a sbagliare sarebbero Usa, Francia e Inghilterra che in teoria sarebbero i nostri alleati veri e duraturi.
Il ministro Bonino è tutto d’un pezzo e non piega le sue ragioni agli interessi più grandi. Bene, giusto. Ma vogliamo dire che è questo che ha fatto la signora Merkel? No, la cancelliera è stata semplicemente diplomatica ed ha favorito l’interesse nazionale del suo Paese.
Potremmo chiedere anche noi che il Paese che ha dato i natali a Machiavelli si mostri capace oltre che di visione strategica anche di capacità tattica?