La rincorsa verso la ripresa è svanita. L’Ocse ha frenato le speranze dell’economia italiana, confermando la stima di una contrazione del Pil dell’1,8% nel 2013. L’Italia è l’unico Paese tra i membri del G7 ad avere un PIL negativo nell’anno in corso.
Situazione delicata nell’ Eurozona che rimane “vulnerabile alle rinnovate tensioni finanziarie, bancarie e sul debito sovrano”, spiega Gurria, segretario dell’OCSE. Nei Paesi con debito elevato (soprattutto l’Italia – ndr), spiega l’organizzazione, “la domanda interna debole è stata compensata solo in modo limitato da esportazioni più forti”, spiega l’organizzazione e dunque servono “riforme per aumentare la produttività”, che “aiuteranno a migliorare la competitività e le performance nell’export”.
L’export è l’unico settore trainante, ma le riforme per rilanciare la domanda interna non ci sono. Riforme, competitività e produttività? Unclassified! Le chiamata alle riforme, quelle vere, utilizzata in campagna elettorale viene rinnegata, ora che siamo nello status quo più cupo. “Ci sono visibili segni di ripresa in Italia”, commentava sul Corriere il numero due di Bankitalia Salvatori Rossi. Qualche segno di ripresa non fa primavera.
Le Riforme, da Monti a Letta, con l’aiuto dei “saggi”, a sostegno della crescita, non hanno sortito il loro effetto. A gran voce sono state richieste, al fine di generare crescita e competitività, dalle parti sociali, alle organizzazioni degli industriali. Competitività? E’ opportuno ricordare che secondo l’indice redatto dalla Commissione UE qualche giorno fa, l’Italia è oramai cancellata dalle mappe della competitività europea, per essere sempre più assimilata a Paesi che consideravamo lontani in termini sia di risorse che di potenzialità economiche. Fa eccezione la Lombardia, che, seppur in carreggiata sta perdendo rapidamente posizioni, scivolando sempre più verso il basso. Non abbiamo più le forze nemmeno per rincorrere una locomotiva lenta, l’Europa. La primavera è lontana.
L’attenzione ahimè, è rivolta altrove. Decadenza si decadenza no? E nel frattempo tempus fugit. Il tempo è oro – ed è oro per tutti. L’attuale governo è stato costruito sul nulla. Interessi inconciliabili, diverse prospettive con problemi accessori. Mentre il PD si prepara al congresso, il PDL è pronto a difendere il processo… del suo leader. E nel frattempo rincorriamo sempre i soliti problemi e le statistiche ne sono la dimostrazione.
L’Italia non va, è ferma da anni. Il problema? La nostra classe dirigente, oramai liquefatta. “Chi convincerà l’attuale classe dirigente al termine del giorno, quei mortali, come li chiamava Omero, a restituire qualcosa delle loro vittorie, a lasciare alle nuove generazioni le opportunità del loro successo? E chi convincerà i giovani a credere in loro stessi, a non subire l’apprensione proprietaria dei loro genitori, a rifiutare l’assistenza pelosa di uno stato che si alimenta anche del loro disagio?” Bisogna riconquistare le opportunità, con forza e tenacia, abbandonare il consumo-entertainment, che ingabbia i nostri sogni e desideri al fine di cambiare realmente le cose e rilanciare il Paese. Il passaggio di testimone, oramai inevitabile, rappresenta il normale processo di umanizzazione, indispensabile ora soprattutto in una società cosi complessa e in decadenza, economica e valoriale.