Incertezza e tormento. Di fronte all’inevitabile uscita di scena che sembra profilarsi all’orizzonte, Silvio Berlusconi sembra aver perso la sicurezza del leader. Tra un ultimatum e una dichiarazione di pace, tra brusche accelerate verso la crisi e altrettanto rapide marce indietro, il Cavaliere non è mai apparso così altalenante sull’atteggiamento da assumere e da far assumere al suo partito. Mandare all’aria le larghe intese come chiedono a gran voce i falchi piddiellini o dare retta alla cautela delle colombe governative?
L’inquietudine di Berlusconi dipende dalle tante incognite che una crisi dell’esecutivo porterebbe con sé. Staccare la spina a Letta non corrisponde infatti all’automatico ritorno alle urne: Giorgio Napolitano l’ha prefigurato molte volte, vista la necessità per il Paese di fare prima le riforme, in primis quella elettorale. E soprattutto, anche il voto non garantirebbe la certezza di una rivincita del Cav.
I dati in possesso della sondaggista di fiducia dell’ex premier, Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, sembrano confermarlo. Se circa il 40% degli italiani vorrebbe continuare ad essere governato da questo esecutivo, la restante parte è spaccata a metà tra il ritorno alle elezioni o la continuazione della legislatura con una nuova maggioranza Pd-Grillo. Le ultime rilevazioni dell’istituto possono strappare un sorriso a Berlusconi perché il Pdl cresce lievemente mentre il Pd è in calo.
Ma è un sorriso vacillante. Perché la coalizione di centrodestra è sì davanti di due o tre punti percentuali rispetto a quella di centrosinistra ma, fa notare Ghisleri a Formiche.net, “ciò significa che alla Camera la maggioranza sarebbe definitiva, mentre al Senato la situazione sarebbe molto più complessa”. Insomma sono i meccanismi del suo amato Porcellum, a non assicurare al Cav. un nuovo successo. Ed è forse proprio il rischio di un nuovo caos post-elettorale ad averlo convinto a lasciare per ora nel cassetto il videomessaggio con il fischio finale di questa partita governativa.