Pdl al 27.9%, Pd al 26%, M5S 19.8%, Sel 5.6%, Lega 4.7%, Monti 3.9%, Fd’Italia 1.9%, Udc 1.6%, Destra 1.3%. Sono i dati dell’ultimo sondaggio Swg che, al di là della sostanziale parità in testa, certificano un dato: la destra italiana è ridotta al lumicino di piccole cifre. Una contingenza su cui fatico a comprendere resistenze e tatticismi operativi.
La solitudine della destra: qualche commentatore, non a torto, usa questo titolo, ma non è forse vero che la rinascita non può che passare da una tabula rasa e dall’aver toccato il fondo del barile? Il dibattito attorno a un rassemblement a droit che raggruppi le componenti balcanizzate della destra italiana, non deve ridursi solo a un lungo elenco di endorsement. Come se scorrendo la lista di chi sta con chi si possa trovare la quadra dopo anni difficili caratterizzati da scelte dolorose, anche personali. Non sarebbe quella la frontiera. Oggi l’Italia è chiamata a farsi moderna ed europea e a dotarsi di un punto di riferimento, a destra, civile e non populista, così come le altre realtà continentali hanno, senza per questo restare preda delle maglie di veti incrociati o ironie della stampa su feste e raduni.
Ecco perché, quando leggo che da Mirabello e Atreju potrebbe nascere un nuovo dialogo, non posso che condividere tale impulso ma a patto che si agisca con tempestività e si lascino da parte calcoli da piccolo cabotaggio e provincialismi deleteri. La destra sminuzzata da anni di errori e contingenze, torni ad offrire una proposta unitaria e seria.
Da Mirabello in questi giorni e da Atreju a breve, confido quindi che possa nascere il seme della modernità e dell’azione. Il rinnovamento del centrodestra italiano non può ridursi ad una mera e scialba attesa degli eventi.
Ma deve spiccare per azionismo e voglia di fare: ciò che mi auguro la Costituente nazionale possa essere.
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