All’Università ci insegnano che il “giudizio” così come inteso dall’art. 24 Cost. è quell’attività che consente a chiunque di tutelare i propri diritti di fronte ad un giudice terzo, il cui compito precipuo è quello di applicare la legge.
In Italia “la funzione giurisdizionale è esercitata da magistrati ordinari istituiti e regolati dalle norme sull’ordinamento giudiziario” (art. 102 Cost.) e costituiti in “ordine autonomo ed indipendente” (art. 108 Cost.).
Non ha senso, pertanto, definire “giurisdizionale” l’attività che è chiamata a svolgere oggi la Giunta delle Elezioni in Senato.
La stessa Corte Costituzionale ha definito l’attività delle Giunte parlamentari come “deroga alla tutela giurisdizionale” (sentenza n. 29/2003), mentre le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno qualificato tale attività come una “particolare attribuzione” (sentenza n. 7075/1993).
Durante i lavori preparatori dell’Assemblea Costituente, molto si è discusso sull’uso del verbo “giudicare” in quello che poi sarebbe diventato l’art. 66 Cost.
Non mancò, infatti, l’opinione di chi riteneva preferibile il verbo “verificare”, così da rendere inequivoco che l’attività della Giunta non potesse dirsi “giurisdizionale”.
Ha dunque ragione il senatore Felice Casson, quando dice, come ha fatto ieri, ”macche’ organo giurisdizionale, siamo senatori eletti, siamo un organo politico”.
D’altro canto, non mancano tesi autorevoli che ritengono l’attività della Giunta di carattere “giurisdizionale”.
Basta intendersi. Come abbiamo già spiegato, si tratta di un istituto di “giurisdizione politica”.
Basterebbe la considerazione che la decisione della Giunta non è altrimenti sindacabile ad escludere in modo assoluto che possa parlarsi di giustizia ordinaria.
Solo questioni di lana caprina per dotti giuristi?
Non direi, perché se riteniamo la Giunta un organo giurisdizionale in senso proprio, è ragionevole affrontare il caso Berlusconi come un giudizio ordinario ed interrogarsi, pertanto, sulla corretta applicazione della Legge Severino, sollevando eventualmente questioni di costituzionalità o altre questioni pregiudiziali presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Ma se riteniamo, come dovrebbe essere, la Giunta un organo di “giustizia politica”, non ha allora senso alcun tipo di valutazione. Saranno i Senatori in Giunta, sulla base di valutazioni che rimangono squisitamente politiche, a decidere se Silvio Berlusconi possa rimanere in carica.
Per le stesse ragioni, crediamo che la valutazione richiesta alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dal senatore Berlusconi sia poco pertinente. Ammettere che una simile valutazione possa avere un’incidenza diretta, giuridicamente parlando, sulla Giunta, implicherebbe infatti una grave lesione di sovranità.
Allo stato attuale il processo è tutto politico e la maggioranza vince.
Piaccia o no, si chiama democrazia. La democrazia di quella stessa Costituzione che per alcuni è ancora la più bella del mondo.
Invece, politica e giustizia non dovrebbero incontrarsi mai e correre sempre parallelamente.
Ma questo è un altro discorso.
La cicuta di Berlusconi
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