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Le troppe giravolte del Pdl su Berlusconi

E’ arduo, forse impossibile, un comportamento coerente da parte dei politici, esposti al vento dei sondaggi, dei cangianti umori dei vertici e delle mutevoli contingenze.

Però la facilità con cui si cambiano posizioni e linee politiche desta qualche sorpresa anche a chi segue da anni la politica.

Certo il caso di Silvio Berlusconi fa divampare sentimenti e spesso pregiudizi. E con una sentenza definitiva per frode fiscale gli animi non possono che surriscaldarsi in vista della dibattuta decadenza da senatore in applicazione della legge anti corruzione.

Qui a Formiche.net non pullulano né berlusconiani duri e puri né anti berlusconiani in servizio permanente effettivo. Ma non possiamo non notare che un analista politico tanto schivo quanto preparato, e uno storico che non scrive mai per caso e a caso, come Giovanni Di Capua, ha espresso valutazioni nette sulla cosiddetta “agibilità politica” di Berlusconi; valutazioni in due puntate che abbiamo così titolato: “Io, non berlusconiano, dico: ha ragione Berlusconi” e “Con il voto su Berlusconi la sinistra si sottomette alla magistratura combattente”.

Ciò detto, le giravolte non solo lessicali dei vertici del Pdl, compreso Berlusconi, iniziano a essere troppe per essere credibili.

I pidiellini, intransigenti o dialoganti che siano, ci hanno ammannito per mesi la tesi secondo cui i travagli giudiziari di Berlusconi non avrebbero avuto ripercussioni su quel governo di larghe intese che il leader del Pdl in primis, meritoriamente, aveva proposto, caldeggiato e auspicato per evitare il protrarsi di un marasma prodotto dalla cocciutaggine para grillina di Pierluigi Bersani.

Una visione istituzionalmente encomiabile e politicamente coraggiosa, che avrebbe consentito peraltro un percorso di ristrutturazione e ricomposizione delle forze moderate in un nuovo soggetto politico come ipotizzato da ultimo dal Corriere della Sera ieri nell’editoriale del vicedirettore Luciano Fontana.

Ma dire oggi da parte del Pdl (sia nelle versioni retroscenistiche dei quotidiani che riportano umori e malumori di Berlusconi, sia nella versione pitonesca stile Daniela Santanchè, sia nella versione pittoresca di Renato Schifani) che se il Pd nella Giunta delle elezioni del Senato vota per la decadenza di Berlusconi si apre una crisi di governo, significa contraddire parole e opere delle settimane successive alle elezioni.

Anche perché così ci si prepara a un’ennesima giravolta. Una più, una meno, poco cambia. Con tanti saluti alla credibilità.



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