Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’analisi uscita sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.
Al Monte dei Paschi servono 2,5 miliardi, più del doppio di quanto stimato, e a Siena tutti questi soldi non ci sono.
A Banca Marche ne servono meno, se le indagini della Banca d’Italia non scopriranno altro; ma sono pur sempre 300 milioni. Cifra che forse nelle Marche si trova, coinvolgendo imprenditori locali, ma solo uno, di livello internazionale, è davvero così liquido.
In ogni caso non sarà una passeggiata. Anche in altre regioni, benché le banche interessate neghino fermamente le voci, potrebbero servire cospicui aumenti di capitale. A Genova, in Carige, non è detto che bastino un nuovo piano industriale e alcune dismissioni. Al Banco Popolare, stando alle analisi fatte da alcune investment bank tra cui una recente di Mediobanca (ovviamente tutte interessate ai collocamenti), la cifra necessaria per raggiungere livelli di solidità comparabili a quelli dei migliori concorrenti nazionali è nell’ordine del miliardo di euro. Un congruo aumento ha già avuto la Popolare di Milano, che pure, grazie a un ritrovato appeal speculativo, sembrava in condizione di attirare nuovi capitali. E molti altri sono i casi di banche in deficit di capitale.
La domanda chiave è proprio questa: chi e perché, tra le banche italiane, può davvero attrarre nuovi capitali? Sul fatto che servano soldi freschi, non ci sono dubbi. Ma come convincere gli investitori sul fatto che sia un investimento conveniente?
In senso assoluto, a prezzi stracciati, chi entra per ultimo può fare un buon affare. Se, in ipotesi, i 2,5 miliardi di Mps equivalessero non al 50% circa, come da attuale capitalizzazione, ma a una fetta superiore del capitale, considerato lo sconto da offrire al mercato, c’è da credere che gli investitori arriverebbero in massa.
Ma in termini relativi, cioè rispetto ad altre banche che di capitali non hanno bisogno, e a livelli di prezzi non proprio stracciati, la questione può rivelarsi più complicata.
Continua la lettura su Italia Oggi