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L’Italia deve copiare la Spagna? La tesi non mi convince. Ecco perché

“Fate come la Spagna”. Si ripetono ormai in continuazione gli inviti a seguire il modello iberico per uscire dalla crisi. Lo proclama Olli Rhen, lo dice Jörg Asmussen, il rappresentante tedesco nel direttorio della Bce, persona gentile, economista bocconiano. Bene, andiamo a vedere le cifre chiave dell’economia spagnola.

I numeri spagnoli

I disoccupati sono al 27%, il doppio dell’Italia (se consideriamo disoccupati anche i nostri cassaintegrati). Il deficit pubblico sul prodotto lordo è pari al 6,5%, più di due volte quello italiano. Se poi prendiamo il bilancio al netto degli interessi, gli spagnoli hanno accumulato un disavanzo consistente (3,2%) il peggiore dell’Eurolandia. Certo, il debito è al 91,3%, ma in questi anni è peggiorato di venti punti, contro i due dell’Italia.

La stabilità di Madrid

Allora, dicono tutti delle emerite cavolate? No. Ci sono due vantaggi di Madrid rispetto a Roma. Il primo è la stabilità politica. Mariano Rajoy non è un fulmine di guerra, il suo partito di centro destra, il Partido Popular, è nei pasticci per finanziamenti illeciti che sfiorano lo stesso capo del governo. Tuttavia, non è in vista nessuna crisi, tanto meno elezioni anticipate. A differenza dall’Italia.

Spagna al lavoro

Il secondo punto forte è il costo del lavoro. In Spagna si è ridotto, in Italia continua a salire. Non solo, le riforme varate sa Madrid hanno sbloccato un mercato che era rigido almeno quanto quello italiano. Non dimentichiamo che dopo la caduta del franchismo avevano adottato pari pari il nostro statuto dei lavoratori. A detta della Bce, della Ue, delle banche d’affari che comprano Bonos a condizioni migliori (leggermente) dei Btp italiani, questo conta ancor più dei parametri di Maastricht. Perché vuol dire che l’economia spagnola crescerà più di quella italiana. Secondo le valutazioni sullo sviluppo potenziale, l’Italia è piatta, la Spagna no.

Un parametro-bussola

Anche qui, occorre fare attenzione. Un parametro per giudicare la competitività dell’industria sono le esportazioni. Ebbene quelle italiane sono cresciute in modo particolare nelle aree extra euro anche in questi anni di recessione. Il mix produttivo, molto simile a quello tedesco, è migliore di quello spagnolo. I prodotti sono più sofisticati e si sono spostati su una fascia più elevata, lo si può vedere se si prende in considerazione il valore aggiunto

Non solo costi

Dunque, non c’è solo il costo del lavoro. E suona davvero troppo darwiniano applaudire a tassi di disoccupazione persino più elevati di quelli degli Stati Uniti durante la Grande Depressione degli anni ’30. Tra parentesi: ci dev’essere qualcosa che non comprendiamo se gli spagnoli con tanti disoccupati non sono ancora alla fame. Assistenzialismo diffuso e in parte occulto? Lavoro nero? Honi soit qui mal y pense!

La priorità

Detto questo, il mercato del lavoro (non solo il costo) in Italia è un problema, anzi una priorità. E’ la riforma mancata del governo Monti, messa tra parentesi dal governo Letta e da chi plaude ad accordi neocorporativi tra sindacati e Confindustria a scapito delle finanze pubbliche. Dunque, fare come la Spagna no; però qualche ingrediente nella loro ricetta ci farebbe davvero bene. Meglio il risotto della paella, ma un bel gazpacho raffredderebbe i nostri insani bollori.

 

Stefano Cingolani



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