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Quanto costa la guerra in Siria

Dopo due anni e mezzo di guerra l’economia in Siria vacilla. Si discute molto della possibilità dell’intervento militare contro il regime di Bashar al-Assad, ma quanto costa agli americani procedere  a un attacco? Si dice che il conflitto nel Medio Oriente aumenti il prezzo del petrolio, ma quanto ha colpito e continua a colpire la guerra l’economia della Siria?

Inflazione alle stelle
Il governo siriano ha garantito alimenti di prima necessità nelle regioni che controlla, ma non ha la capacità per produrre neanche grano, lo zucchero e riso. I tentativi per importare i prodotti sono falliti. Le Nazioni Unite hanno calcolato che circa 600mila siriani hanno bisogno di aiuti umanitari. La possibilità di un intervento militare da parte degli Stati Uniti ha portato al rialzo i prezzi dei pochi alimenti che si trovano in giro e l’inflazione è salita al 200%.

L’influenza americana
Prendendo come indicatore il prezzo del dollaro nel mercato nero, il professore di Economia dell’Università Johns Hopkins, Steve Hanke, ha spiegato che le decisioni internazionali hanno un impatto diretto sui prezzi degli alimenti in Siria. In uno studio del Troubled Currencies Project dell’Istituto Cato di Washington la tendenza è stata confermata. Ad esempio, quando il presidente Barack Obama ha deciso di chiedere il voto al Congresso per intervenire in Siria, il valore della lira siriana si è rafforzato e il prezzo degli alimenti si è leggermente abbassato.

Gli aiuti umanitari
Gli esportatori giordani hanno ridotto le vendite di prodotti agricoli alla Siria quasi a zero. Soprattutto per l’impossibilità di trasportarli per via terrestre. Il Prodotto interno lordo siriano è di 55mila milioni di euro. Secondo il regime siriano, per sostenere i quasi quattro milioni di cittadini colpiti dal conflitto servono mille milioni. Il governo può garantire solo una copertura del 57%.

I costi della Primavera araba
Il governo siriano ha mantenuto i sussidi sul pane, la benzina e ha aumentato gli aiuti per altri alimenti come il grano e il tè. I sussidi sono circa il 30% del necessario. Secondo Farah Halime, direttore del sito web Rebel Economy, che si è occupato di analizzare gli effetti economici delle Primavere arabe, non è chiaro come i sussidi arrivano alla popolazione. “In molte occasioni questi sussidi non arrivano ai destinatari e finiscono per produrre dinamiche corrotte, come la vendita nel mercato nero ai più disperati. Pagando prezzi molto più alti”, ha spiegato Halime.

E l’economia americana…
Secondo il quotidiano Usa Today, l’intervento militare in Siria sarà oneroso anche per il popolo americano. Ognuno dei missili cruise, che volano fino a mille miglia, costa 1,1 milioni di dollari secondo alcune fonti della Us Navy.
In un’intervista pubblicata sempre da Usa Today, Gordon Adams, professore dell’American University ed ex funzionario del Dipartimento della Difesa durante il governo di Bill Clinton, ha detto che “navi, missili e stipendi sono stati già pagati. Ci può essere un costo aggiuntivo di decine di milioni per il funzionamento delle navi fuori dall’orario di esercizio di routine”.

Un costo altissimo
Nel mese di luglio, il generale dell’esercito Martin Dempsey, presidente del Joint Chiefs of Staff, ha inviato una lettera al Senato americano ricordando che una guerra in Siria richiederebbe centinaia di aerei da guerra, navi e sottomarini e “i costi sarebbero nell’ordine dei miliardi”.

Nella missiva, l’ufficiale ha detto che gli Stati Uniti dovrebbero spendere almeno 500 milioni di dollari l’anno per addestrare e assistere i militanti stranieri nel territorio siriano. Ma i costi potrebbero salire a seconda delle operazioni.

La creazione di una no-fly zone costerebbe non meno di 500 milioni di dollari per cominciare e potrebbe arrivare a 1 miliardo di dollari al mese per essere mantenuta. Così come proteggere le basi americane da armi chimiche potrebbe costare circa 1 miliardo di dollari al mese.



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