Benone sulle privatizzazioni, bene sulle pensioni, benino anzi male sul lavoro. Alessandro De Nicola, presidente dell’Adam Smith Society e co-fondatore di Italia Aperta e Fare, ha letto l’intervista di Formiche.net con la mente economica di Renzi, Gutgeld, e accetta di dare la pagella alle proposte del deputato renziano. A partire dalle dismissioni delle quote detenute dal ministero dell’Economia in società quotate in Borsa.
Allora, avvocato, privatizzare Enel, Eni e Finmeccanica per avere risorse utili per coprire sgravi fiscali o per abbattere il debito?
La privatizzazione non serve solo ad abbattere il debito e i relativi interessi passivi, ma anche ad attrarre capitali ed innovazione in Italia e a sciogliere il legame tra controllori (le autorità pubbliche) e controllati (le imprese pubbliche), nonchè a riportare piena parità concorrenziale tra imprese oggi pubbliche (il cui accesso al finanziamento bancario, ad esempio, è meno difficoltoso grazie alla garanzia implicita dello Stato) e private.
Quindi queste Spa partecipate dal Tesoro non sono di interesse nazionale?
Lo sono in quanto non debbono finire in mano ad Assad, ma già oggi non sarebbe possibile. Si rafforzino criteri di trasparenza, Governance e limiti alla proprietà da parte di investitori “sospetti”: basta e avanza
Privatizziamo dunque anche Poste?
Assolutamente sì. E anche Poligrafico, Fincantieri, Rai, Servizi pubblici locali, centrali del latte.
Che ne pensa delle proposte su pensioni e contratti di lavoro del guru renziano?
Pensioni, bene. Ricalca la proposta Ichino e i principi che aveva avanzato Fermare il declino durante la campagna elettorale di congelamento delle pensioni più alte. Naturalmente il congelamento varrebbe solo per chi non ha versato abbastanza contributi altrimenti sarebbe un esproprio inaccettabile.
Sul lavoro mi sembra assai timida: insomma, dopo 3 anni di prova tutti i lavoratori passerebbero a tempo indeterminato con gli stessi lacciuoli di oggi? Assolutamente insufficiente.
Intravvede spazi di intese politiche con un Renzi segretario del Pd o intravvede anche lei uno scivolamento a sinistra di Renzi rispetto al riformatore e liberista delle precedenti primarie?
Allora, il politico è colui che adatta le sue idee per vincere, il bravo politico è colui che mantiene saldi i punti fondamentali della sua strategia, imbellettando un po’ il programma e trovando i toni giusti per renderlo accettabile a fasce più ampie dell’elettorato, lo statista è colui il quale individua il bene della Nazione, convince un’opinione pubblica contraria ad appoggiarlo e poi fa sul serio quel bene, la signora Thatcher, per intenderci. Da cittadino, nel panorama attuale, mi accontenterei che Renzi fosse un bravo politico.