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Dite a Letta che l’Italia è ancora un sorvegliato speciale dell’Ue

Il premier Enrico Letta se ne era detto convinto, durante il summit del G20 di San Pietroburgo. Ma siamo davvero sicuri che l’Italia non sia più un sorvegliato speciale? Molto più scettico, dopo gli ultimi richiami della Bce, si è mostrato oggi il commissario europeo agli Affari economico Olli Rehn, che mette in guardia il governo sul consolidamento fiscale, a maggior ragione dopo l’abolizione della prima rata dell’Imu, e sottolinea come il Paese resti nel club di chi non cresce.

Il rispetto dei vincoli europei

“Spero che l’Italia guidi con due mani sul volante e resti in pista”, ha affermato Rehn. “La situazione della pista migliora – ha aggiunto – durante l’estate si sono visti segnali incoraggianti, l’area euro è vicina al punto di svolta”. Se i piani di bilancio dell’Italia non risulteranno in linea con gli impegni presi con l’Ue e con le regole del Patto “la Commissione ha il dovere di chiedere correzioni”, ha avvertito il commissario. E “se uno Stato sfora i valori di riferimento su disavanzo e debito pubblico, la Commissione dovrà aprire una procedura per deficit eccessivo”, ha aggiunto. “Sono fiducioso – ha concluso Rehn – che governo il governo e il Parlamento italiani sono pienamente consapevoli di queste regole”.

La crescita europea ma non italiana

Nell’area euro “è in corso l’inizio di una graduale ripresa, che speriamo si consolidi e acquisti slancio”, ha rilevato Rehn. Più in avanti “dovremmo vedere miglioramenti anche sull’occupazione”. Questo dimostra che “la nostra strategia fatta di consolidamento differenziato e riforme funziona”.

Tuttavia “in alcuni paesi, tra cui l’Italia, i dati sulla crescita sono deludenti. Siamo consapevoli che in alcuni Stati la disoccupazione resta troppo elevata, e ci sta un problema sulla mancanza di credito alle imprese medio piccole. E’ prematuro – ha concluso Rehn – dire che la crisi è finita”.

Imu e service tax

Il Consiglio dei governi europei, approvando le linee elaborate dalla Commissione, “ha raccomandato di spostare la pressione fiscale dai fattori di produzione verso le cose, il patrimonio e i consumi. In questo quadro – ha detto Rehn – la recente decisione di abolire l’Imu sulla prima casa va nella direzione opposta alle raccomandazioni del Consiglio. Ma se viene configurata bene, la nuova service tax potrebbe essere coerente con le raccomandazioni. “Non è un caso e ci sta una ratio economica solidissima” dietro alle raccomandazioni: “Dobbiamo favorire la crescita – ha concluso Rehn – e i nuovi interventi non devono mettere a repentaglio gli obiettivi di bilancio”.

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