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L’imperdonabile incidente del signor Rehn con la Ferrari

Da italiano, mi aspettavo qualche reazione da parte di politici e uomini di governo dopo le dichiarazioni del finlandese Olli Ilmari Rehn, evidentemente poco esperto di Formula Uno, che di mestiere fa il vice presidente della Commissione Europea, peraltro in una maniera piuttosto volubile nell’esprimere giudizi, fino a risultare spesso inqualificabile.

Nelle varie rassegne stampa o su internet non ne avevo lette. Se da una parte è scontato che in queste ore l’attenzione principale sia rivolta ad altre questioni e faccende – diciamo così più impellenti – dall’altra non nego un certo fastidio provato a leggere la metafora del finlandese che paragona il mio, nostro Paese, a una Ferrari con il motore che ha bisogno di una revisione, ferma al pit stop.

Nel pomeriggio, la risposta è poi arrivata dal diretto interessato. Carta e penna alla mano, il Presidente della Ferrari non ci ha pensato due volte e con un editoriale sul sito della sua associazione Italia Futura, tranquillizza l’ansioso finlandese sulla capacità di noi italiani di riuscire, specie nei momenti di maggiore difficoltà, a fare squadra ed esprimere quel talento ed eccellenza che fanno parte della nostra essenza di italiani. Certo, scrive Montezemolo, ci sono anni buoni e quelli meno buoni, ma l’importante è restare tra i primi. Giova quindi ricordare, sempre al finlandese vice presidente, che nonostante tutti i suoi guai, il nostro Paese rappresenta la seconda manifattura d’Europa, secondi solo a quella Germania che, nel circuito europeo, probabilmente qualche eccesso o addirittura abuso di posizione dominate in questi anni lo ha esercitato.

L’Unione Europea deve offrire  tutte le opportunità ai piloti e alle macchine di poter esprimere talento, coraggio e potenza: il limitatore è previsto solo all’ingresso corsia box, dove peraltro poi la macchina si ferma. L’eccesso di rigore e una ulteriore tassazione sui consumi – come indicato da Rehn nel suo intervento – rischiano invece di indebolire ulteriormente il malato che, di suo, è già piuttosto grave.

Quindi un sussulto che potremmo definire di orgoglio nazionale quello del cittadino Montezemolo, unito a due precisi richiami: il primo è rivolto al proprio pilota, Enrico Letta, perché si concentri definitivamente su quei tagli della spesa improduttiva della squadra Italia che tanto incide negativamente sull’esito della prestazione finale: una zavorra insostenibile.

Il secondo al giudice di gara, l’Europa, perché non penalizzi alcune scuderie a favore di altre. Altrimenti il rischio è quello che in futuro, venendo a mancare le scuderie – leggi Paesi membri – i tifosi europei perdano fiducia e non si corra più per l’ambito titolo di avere un continente finalmente unito.



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