È ufficiale, o quasi: per il governo Letta non ci sono imprese strategiche, quindi le partecipazioni del Tesoro anche in società quotate come Finmeccanica, Eni ed Enel possono essere vendute. È quanto si evince dalla bozza del provvedimento “Destinazione Italia” che sarà discusso oggi, giovedì 19 settembre, in consiglio dei ministri.
Il documento dell’esecutivo punta ad attrarre gruppi e investitori esteri in Italia. E con questo obiettivo, nelle 30 pagine della bozza, c’è anche un paragrafo sulla “valorizzazione delle società partecipate dallo Stato attraverso un piano di dismissioni”. Un piano che potrebbe non avere limiti. Infatti, si legge, nel “mettere sul mercato proprietà immobiliari e mobiliari controllate dal settore pubblico”, “si dovrà tenere conto del possibile interesse pubblico a mantenere un controllo su quelle società che operano in settori di particolare rilevanza strategica nazionale”. Un interesse pubblico, dunque, solo “possibile”, secondo il governo delle larghe intese. Come dire, in altri termini, che tutto può essere venduto? Si vedrà.
Quello che è certo è che entro la fine di ottobre, è scritto nel documento che arriverà in consiglio dei ministri, il ministero dell’Economia guidato da Fabrizio Saccomanni indicherà le partecipazioni da dismettere con “procedure competitive” o “tramite “operazioni di largo mercato rivolte a investitori istituzionali e al pubblico retail”. A gestire le operazioni ci sarà il redivivo Comitato per le privatizzazioni presieduto dal direttore generale del Tesoro.
A che cosa serviranno le dismissioni? A far entrare capitali stranieri, ad ampliare “l’azionariato mediante la quotazione in Borsa” e pure alla “riduzione del debito pubblico”.
Ma non si parla solo di privatizzazioni nella bozza non ancora pubblica di “Destinazione Italia”. Ecco di seguito gli approfondimenti curati da Formiche.net su singoli aspetti del documento governativo:
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