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Il Corriere della Sera su Telecom sbatte la cornetta in faccia a Telefonica

Chissà che trasalimenti avranno subìto i liberisti duri e puri del Corriere della Sera come gli economisti Francesco Giavazzi e Alberto Alesina, aedi del liberismo concorrenziale, competitivo, progressivo e meritocratico dalle porte aperte sempre e comunque.

Liberisti tristi?

Giavazzi e Alesina di sicuro non saranno stati entusiasti della presa di posizione espressa nell’editoriale del giornale che li vede penne di prima grandezza. L’editoriale sulla prima pagina del quotidiano diretto da Ferruccio de Bortoli non lascia spazio a equivoci, se si ha la pazienza di arrivare fino alla fine. Ecco quello che papale papale è scritto nelle ultime righe del commento su presente e futuro di Telecom Italia, alle prese con ipotesi di acquisizioni e fusioni con operatori esteri e con, sullo sfondo, possibili operazioni sulla rete fissa con la pubblica Cassa depositi e prestiti.

L’intimazione di via Solferino

“In ogni caso – scrive il vicedirettore del Corriere, Daniele Manca – che Telefonica sia interessata o che altri possano intervenire, tutto ciò non può avvenire tra il disinteresse più o meno generale”. Ma se il disinteresse è generale, critica il quotidiano Rcs, l’interesse per l’Italia è ben chiaro secondo il giornale della borghesia milanese, e non solo milanese, e dei poteri (presunti) forti: “Non si può permettere che società indebitate e alle prese con una crisi della Spagna ben più ampia della nostra, subentrino a prezzi di saldo”.

Vade retro Telefonica

Insomma, gli spagnoli restino fuori dalla porta, anzi restino negli scantinati di Telco, la cassaforte che ha il controllo del gruppo presieduto da Franco Bernabè: “Le troppe distrazioni di questo periodo – intima il Corriere della Sera – non saranno una giustificazione per scelte sbagliate che influiranno pesantemente sul futuro di questo Paese”.

Le prime reazioni

Su Twitter non si sono fatte attendere le prime reazioni all’editoriale. C’è chi, come l’economista Riccardo Puglisi: “Meglio un cavaliere bianco straniero che capitani coraggiosi che comprano a debito…”, ha cinguettato in direzione proprio dello stesso Manca. Pure l’editorialista ed ex manager del settore, come Davide Giacalone, ha twittato in leggero dissenso: “La distruzione di Telecom Italia non è opera del mercato (imperfetto per definizione), ma di politica e regole violate”.  Più tecnico e costruttivo il cinguettio dell’economia Stefano Da Empoli alla testa dell’istituto I-Com: “Open reach esperienza interessante ma qui come dice bene articolo problema e’ chi finanzia la rete e con quali regole”.


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