Lo spauracchio degli stress test all’indomani dell’Unione bancaria europea spingono Bruxelles e il governo italiano a prestare particolare attenzione alle sofferenze bancarie e ai problemi di scarsa capitalizzazione degli istituti di credito del Paese. E con debiti a rischio sempre in aumento, il governo, come emerge dalla bozza di Pnr (Programma Nazionale di Riforma che individua le priorità statali da indicare a Bruxelles ogni anno) punta a sostenere il settore, partendo anche da una riforma di defiscalizzazione delle perdite già annunciata dal ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni a luglio.
Le previsioni del Pnr
Nell’ambito del sistema finanziario, si legge in un passaggio della bozza del documento che Formiche.net ha letto, il governo intende “promuovere nel settore bancario pratiche di governo societario che sfocino in una maggiore efficienza e redditività, per sostenere il flusso del credito alle attività produttive; proseguire i lavori di controllo qualitativo delle attività in tutto il settore bancario e agevolare la risoluzione dei prestiti in sofferenza iscritti nel bilancio delle banche”. Non solo, l’esecutivo punta a “promuovere maggiormente lo sviluppo dei mercati dei capitali al fine di diversificare e migliorare l’accesso delle imprese ai finanziamenti, soprattutto sotto forma di partecipazione al capitale, e promuoverne peraltro la capacità d’innovazione e la crescita; sviluppare ulteriormente la possibilità per società non quotate di emettere obbligazioni”. Un passaggio che ricalca esattamente le raccomandazioni di Bruxelles sul settore finanziario espresse a seguito della chiusura della procedura d’infrazione per deficit eccessivo nello scorso maggio.
L’aumento delle sofferenze bancarie
Le banche, del resto, chiudono i rubinetti dei prestiti giustificandosi con le sofferenze in aumento cui devono far fronte. A luglio il tasso di crescita sui 12 mesi delle sofferenze è risultato del 22,2% (21,9% nel mese precedente). Un aspetto che, nonostante le dichiarazioni di fiducia, preoccupa in vista dei prossimi controlli sul settore bancario da parte della Bce. ”Penso che il settore bancario europeo riuscirà a passare gli stress test europei” in programma in vista della vigilanza unica da parte della Bce e “svolgerà” un ruolo fondamentale nel sostenere la nostra economica”, ha detto Federico Ghizzoni, numero uno di UniCredit. Tuttavia, ha sottolineato Ghizzoni, a causa delle nuove regole su capitale, liquidità e leverage imposte da Basilea 3, “le banche non saranno più in grado di fornire credito con la stessa intensità del passato”.
La disomogeneità nei criteri secondo l’Abi
Non solo. Oltre ai numeri, i problemi sono anche nei parametri di valutazione delle sofferenze bancarie a livello europeo. Il nodo, come sottolineava l’Abi già a gennaio, sta nell’assenza di “criteri uniformi di giudizio” nella definizione di crediti in sofferenza tra i vari Paesi dell’Ue. Elemento che, per esempio, fa ritenere incomparabile la posizione delle banche italiane rispetto a quelle spagnole che, nello specifico, non comprendono tra i crediti deteriorati anche i prestiti “ristrutturati” (come invece avviene in Italia).
Il regime fiscale per i crediti bancari in perdita
Ma il governo, su richiesta dell’Abi presieduta da Antonio Patuelli, sta valutando una revisione del regime fiscale sui prestiti in perdita delle banche. “Una revisione del regime fiscale dei crediti non performing del sistema bancario è all’attenzione prioritaria del governo. Si stanno valutando tutte le opzioni idonee a contemperare la necessità di eliminare le penalizzazioni derivanti dalla vigente disciplina con un ineludibile rispetto dei vincoli di bilancio”, ha sottolineato Saccomanni.