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La guerra occulta di Berlusconi a Napolitano

C’è ben poco degli auspici di Giorgio Napolitano nelle parole e nei toni utilizzati ieri da Silvio Berlusconi. Nella famosa nota del 13 agosto, il capo dello Stato indicava come conditio sine qua non per la concessione della grazia, oltre a una debita richiesta, il procedere “in un clima di comune consapevolezza degli imperativi della giustizia e delle esigenze complessive del Paese”.

Nel suo videomessaggio, il leader del quasi estinto Pdl non stacca direttamente la spina al governo Letta ma lascia comunque la porta aperta a una irruzione improvvisa dei Falchi del suo partito quando dice che i suoi ministri “sono lì per vigilare sulle tasse”. I passaggi più forti, sebbene già espressi in passato, sono gli attacchi frontali rivolti alla sinistra e alla magistratura politicizzata, braccio armato della sinistra secondo l’ex premier.

C’è chi come Francesco Verderami sul Corriere della Sera ipotizza che dietro la citazione delle toghe rosse il vero destinatario del suo messaggio sia proprio Napolitano. Ci sarebbe delusione da parte del Cavaliere nella solidarietà a suo dire non ricevuta dal Quirinale in questo mese. La linea improntata al basso profilo assunta dopo la condanna della Cassazione non ha pagato e forse la regia dietro al complotto contro di lui è condotta dal Colle più alto, è questa la conclusione a cui sarebbe arrivato Berlusconi secondo le indiscrezioni.

Per questo il fondatore del Pdl non pensa alla successione alla sua leadership che sembrava in qualche modo suggerirgli il presidente della Repubblica nel suo messaggio quando chiariva che “toccherà a Silvio Berlusconi e al suo partito decidere circa l’ulteriore svolgimento – nei modi che risulteranno legittimamente possibili – della funzione di guida finora a lui attribuita”.

Ma anzi chiude la questione, assicurando che “io ci sarò, decadente o no, non è un seggio che fa un leader”. E chiamando a raccolta gli italiani con un “ribellatevi” che avrà fatto saltare sulla sedia il mite capo dello Stato. Nessuna ammissione di colpevolezza da parte di Berlusconi, nessuna accettazione della sentenza. E di conseguenza, nessuna grazia all’orizzonte, fa capire Antonella Rampino sulla Stampa.



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