Superare la dicotomia Matteo Renzi-Enrico Letta. Questo l’obiettivo che si deve dare il Partito Democratico per costruire il suo futuro secondo Mario Ajello, firma politica del Messaggero. “Al momento gli interessi sono divergenti – spiega a Formiche.net – ma il nuovo Pd si gioca su questi due volti”.
Ajello, per parlare del futuro, partiamo dal presente e dal caos che è emerso dall’assemblea Pd dello scorso week end. Debora Serracchiani su Twitter ha commentato, “c’è del metodo in questa follia”.
Non c’è nessun metodo in questa follia, è una battaglia tra innovatori e conservatori. Questi ultimi sono gli azionisti di maggioranza del partito in questi anni: Bersani, Franceschini, Letta. Il premier, visto il suo ruolo, per ora resta ai margini della sfida. Ma alla fine il redde rationem non sarà tra Renzi e Cuperlo ma tra Renzi e Letta.
E chi vincerà tra Renzi e Letta?
Io consiglierei loro di fare un patto, un ticket nei modi che decideranno. Dal punto di vista dell’innovazione, dei contenuti, sono sulla stessa linea. Non lo sono dal punto di vista personale. Letta è un democristiano 2.0, Renzi strappa, ha un altro stile, un altro linguaggio ma una sintesi politica tra i due è l’idea giusta per un partito che vuole rinnovarsi.
Lei ha accompagnato da cronista Renzi nel suo tour tra le feste Pd. Ha davvero fatto breccia nella pancia del partito?
Sa rappresentare bene in questo momento il sentimento dell’elettorato Pd sia per quanto riguarda la chiusura nettissima verso Berlusconi, sia per quanto riguarda l’atteggiamento critico verso le larghe intese.
Ma il favore degli elettori potrebbe non bastare per battere la nomenklatura del partito…
Sarà una battaglia cruenta. Molto dipenderà dalle regole e dai tempi. Per Renzi è meglio che tutto avvenga prima possibile perché altrimenti rischia di impelagarsi nelle diatribe del partito. Sul territorio, Renzi sta sfondando nelle regioni rosse ma non ha il sud né Roma. Come candidato premier, invece sarebbe molto più facile la strada per lui. Se la sfida sarà Alfano-Renzi, come prefigurato da Berlusconi, mi sembra molto sproporzionata a favore del sindaco Pd.
Allora perché si candida alla segreteria? E’ questo il ruolo giusto per lui?
Non è il ruolo giusto ma Renzi non vuole fare la fine di Prodi. Nella sua corsa alla leadership del Paese, non può prescindere dalla conquista del partito.
Il vero sfidante di “Matteo” alle primarie è Cuperlo o Civati?
Nettamente più Cuperlo. Non è un candidato di paglia, attenzione a sottovalutarlo. È una figura equilibrata, di qualità, ha il blocco dalemiano con lui, è un volto nuovo anche se viene da lontano. Non vedo una partita facilissima per Renzi, anche se resta il favorito.
Prima però bisogna mettersi d’accordo sulle regole. Riuscirà a farlo la direzione di venerdì?
Io temo di no. Nelle regole c’è tutto. Le questioni sono due: le regole stesse e la coincidenza o meno dei ruoli di segretario e candidato premier. La questione non è risolta e ha sullo sfondo il dimezzamento degli iscritti al partito. E’ un elettorato che vuole un rinnovamento radicale.
Altra prova che attende il Pd: il voto in Senato sulla decadenza di Silvio Berlusconi. Un nuovo rischio “101 traditori” o il Pd resterà compatto come sembra?
Il voto sarà segreto ma credo che questa volta il Pd resterà compatto. Tutti sono consapevoli che la fine del Pd è iniziata con i 101 traditori di Prodi al Quirinale, c’è stata una disaffezione mostruosa con quella vicenda, un bis su questa falsa riga sarebbe la botta finale. Sorprese invece potrebbero arrivare in caso di caduta del governo e di nuova maggioranza da cercare in parlamento da destra: in Senato sono molti i nuovi “responsabili” nel Pdl pronti a votare un Letta bis.