Il ritornello del Pdl sullo staccare la spina all’esecutivo torna a suonare prepotentemente. Dopo giorni di relativa quiete, i berluscones provano ad alzare la temperatura in vista dell’imminente voto in Senato sulla decadenza del loro leader. E nella riunione dei gruppi stasera decidono per le dimissioni di massa dei parlamentari azzurri da consegnare un minuto dopo il voto del Senato sull’uscita di scena del Cav. dal parlamento.
E’ il trionfo della linea dura del partito, dei Falchi, viene detto. E anche se un rappresentante della “specie” assicura alla trasmissione radio Zanzara “stavolta è impossibile una retromarcia”, ci si domanda se il Pdl avrà davvero il coraggio di procedere con questo strappo istituzionale, rigettando nuovamente il Paese nell’incertezza. O se invece questa è l’ennesima capriola di un partito in affanno, il tentativo di acuire la tensione, far tremare il governo e il Quirinale, suo più forte sponsor, in modo che una soluzione politica per il Cavaliere venga trovata. Ma che alla fine “can che abbaia non morde”, e, come assicura più di un osservatore, il Pdl rimarrà dov’è. Anche perché gli conviene.