Se fosse vero quanto scrive Francesco Verderami su Corriere.it in merito alla “trattativa” tra Berlusconi e Napolitano, è gravissima la “garanzia” offerta al Cavaliere di “non andare in carcere”. In questo caso, non vorrebbe forse dire che il Presidente della Repubblica si sostituisce ai magistrati? Se si, allora perché solo per una parziale garanzia che può ben essere interpretata come una ennesima e pasticciata soluzione politica della vicenda Berlusconi, che nulla ha che fare con le note sentenze ed il principio che “ogni cittadino è uguale di fronte alla legge”. Eppoi, l’unico fine non sarebbe stato letto come il risultato finale di una azione combinata e mirata alla sua eliminazione dalla vita politica dagli elettori e dai sostenitori del Cavaliere?
L’estratto dell’articolo di Verderami: «c’è stato un momento in cui ho pensato di ritirarmi e di trattare con il capo dello Stato. Ci ho riflettuto, poi ho deciso di non mollare, di andare fino in fondo». Chiedeva «solo» che gli venisse riconosciuta la possibilità di rivolgersi alla Consulta sulla legge Severino, si è sentito rispondere che avrebbe «evitato il carcere».
Delle due, l’una: o sono ipotesi e sussurri di Palazzo riportati dal giornalista del Corriere, oppure siamo di fronte ad un caos istituzionale senza precedenti, dove i ruoli delle Istituzioni e degli ordinamenti dello Stato perdono nei confronti dei comuni cittadini ogni significato, compreso il valore che assume la parola democrazia.