Irresponsabilità, vergogna, follia. Sono questi i termini più utilizzati dagli italiani per descrivere la drammatica sorpresa che li ha raggiunti sabato alle ore 18. Le dimissioni dei ministri Pdl e la conseguente crisi di governo sono state un trauma per la maggior parte del Paese. Il 76% del campione, rileva un sondaggio “ad edizione straordinaria” di Lorien Consulting per Italia Oggi, giudica negativamente la mossa di Berlusconi.
È un Paese paralizzato dalla paura quello fotografato dall’istituto guidato da Antonio Valente: il 76% degli italiani si dice preoccupato per una crisi di governo e il 79% teme che essa avrà conseguenze gravissime per il Paese sul piano economico e finanziario. Un aumento dei timori stimabili in quasi 30 punti percentuali in sole 2 settimane. Anche fra gli elettori del Pdl, il volume delle preoccupazioni non cambia: il 65% del popolo di centrodestra sostiene che una crisi di governo potrebbe avere gravi ripercussioni sull’Italia.
Dopo le svariate critiche che gli sono piovute addosso, anche dal suo stesso partito, Berlusconi non può guardare ai “suoi amati sondaggi” per trovare rassicurazioni sul suo gesto. La sua decisione provoca un’immediata crisi di consensi al suo partito che perde quasi quattro punti percentuali in due settimane. Di certo, non un buon auspicio per la nascita della nuova Forza Italia, il cui annuncio ufficiale è stato dato meno di 15 giorni fa nel famoso videomessaggio del Cavaliere. I consensi persi non sono però stati raccolti dal centrosinistra che si mantiene pressoché stabile. A beneficiarne sono invece il M5S e numerose realtà minori del centrodestra e del mondo liberale: da Fratelli d’Italia a Fare ai Radicali.
Anche se, sottolinea Valente, “poco importano oggi i risultati circa l’orientamento politico elettorale, sebbene sia un segnale tangibile l’impressionate e repentino calo di consensi per il Pdl. Quello che conta è che questo trauma aumenta ancora di più la distanza fra la realtà quotidiana, sociale e culturale del Paese e le vicende sempre più incomprensibili della politica”.