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Ecco le 5 ragioni (finte?) per cacciare Cucchiani da Intesa

Sull’ennesima mattana di Silvio Berlusconi, un paio di dozzine di articoli fra l’asciutta cronaca, gli immancabili retroscena, le pensose interviste, gli approfondimenti storici e le sfiziose curiosità. Sui quotidiani di oggi c’è tutto e di più su cause ed effetti del diktat di Berlusconi ai ministri (ex?) berlusconiani.

Per chi volesse capire, o soltanto sapere, i perché e i per come il numero uno della prima banca italiana, ovvero Intesa, è stato accompagnato alla porta ci si deve invece accontentare di fatti stringati e analisi sulfuree.

Non è una critica, è un’amara constatazione e di certo una non notizia per cronisti quali siamo.

Ma i pochi articoli sui giornali lasciano più di un dubbio.

Iniziamo a vedere in sintesi i rilievi che i principali soci di Intesa (le fondazioni Cariplo e la Compagnia di San Paolo), ma in verità soprattutto il presidente di Intesa, Giovanni Bazoli, hanno addossato al consigliere delegato Enrico Cucchiani che si è dimesso incassando la sommetta di 3,6 milioni di euro di liquidazione. Andiamo in ordine sparso, utilizzando i virgolettati del Corriere della Sera.

1) “Inefficienza della struttura che ha raggiunto livelli di guardia”.

2) Cucchiani è entrato in “conflitto con manager di prima linea della banca”.

3) Cucchiani ha “reclutato dall’esterno un proprio team”.

4) Cucchiani non si è “integrato nell’istituto”.

5) “Attivismo non condiviso di Cucchiani nella ricerca di investitori da affiancare alle fondazioni azioniste”.

Restano altrettanti dubbi.

Primo: come si fa a non integrarsi nell’istituto e a entrare in conflitto con i manager di prima linea? Che significa? Che un capo azienda, amministratore delegato e direttore generale – come Cucchiani – deve farsi dare le direttive dai suoi sottoposti?, dai manager della prima linea? Avviene questo in banche e aziende? Boh.

Secondo dubbio: ma se un capo azienda non si è integrato, come sostengono – forse a ragione le veline di Ca’ de Sass -, come fa questo poco operativo consigliere delegato a creare inefficienze nella struttura? Boh.

Terzo dubbio: come si permette questo capo azienda a reclutare dall’esterno un team?Perdinci. Mica siamo nei grandi quotidiani dove i direttori scelgono gli editorialisti da far scrivere e si permettono di promuovere i caporedattori più bravi, veloci e competenti! Intesa è una banca, mica un quotidiano…

Quarto dubbio, che suona come sonora colpa per Cucchiani. Ma come si permette il signor consigliere delegato a cercare investitori da affiancare alle fondazioni azioniste!? Per questo, e per molto altro, bastava chiamare e ascoltare il presidente di Intesa, Bazoli.

Lo farà di sicuro il nuovo consigliere delegato di Intesa, Carlo Messina, “nel gruppo di Bazoli dal ‘95”, informa il Corriere della Sera.

Per ulteriori spunti e approfondimenti su come si è (forse) arrivati alla destituzione “consensuale” di Cucchiani, ecco altri articoli:

Intesa, Bazoli si libera del tedesco Cucchiani. Le conflittualità interne e le accuse che hanno portato alle dimissioni l’ad Enrico Cucchiani

Intesa, perché le fondazioni sbagliano a silurare Cucchiani. Le considerazioni sulla vicenda Intesa di un gestore italiano di un fondo azionario di base a Londra

Perché tra Bazoli e Cucchiani non c’è più Intesa. La rottura tra l’ad dell’istituto Enrico Cucchiani e il presidente Giovanni Bazoli tra fatti, ricostruzioni e indiscrezioni

Corrida Telecom, chi sono i vincitori e i vinti (e i parolai)


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