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Ecco gli effetti dello shutdown che rema contro la Fed di Bernanke

La fase della “chiusura” è aperta. La shutdown causato dallo stallo del Congresso Usa rischia di minacciare i timidi segnali di ripresa dall’ultima crisi finanziaria, la peggiore da tempi della Grande recessione.

Il precedente shutdown risale a 17 anni fa, durò oltre quasi un mese e costò 2 miliardi di dollari alle casse dello Zio Sam. Stavolta metterà in pericolo il lavoro di circa 800mila lavoratori statali, e, secondo gli economisti di Goldman Sachs, potrebbe costare 8 miliardi di dollari a settimana. Il prezzo che il presidente Obama ha accettato di pagare pur di proseguire con la riforma sanitaria negli Usa.

I rischi dello shutdown

La fine del finanziamento dello Stato federale è scattato un minuto dopo la mezzanotte del 1 ottobre, ora di Washington. In seguito al blocco dei fondi, ci sarà la chiusura dei musei, degli sportelli ministeriali e persino dei parchi naturali in tutti gli States, con conseguenze drammatiche per settori cruciali, soprattutto a Washington, come ad esempio il turismo.

I costi giornalieri dello shutdown

Come riporta il Washington Post, la chiusura parziale delle agenzie federali potrà costare circa 200 milioni di dollari al giorno alla regione della capitale Washington, quella con più alta concentrazione di dipendenti pubblici e appaltatori federali. Secondo Stephen Fuller, direttore del Center for Regional Analysis della Mason University, la paralisi federale peserà anche sul turismo, da cui deriva buona parte degli introiti della regione, specie se saranno chiusi musei, il National Zoo e le altre attrazioni locali. Tuttavia gli effetti negativi non si sentiranno subito: “L’economia non patirà molto a meno che lo shutdown non duri per tre o quattro settimane, ma per l’area di Washington è uno tsunami”, ha detto Fuller, tanto più che il “sequester”, i tagli automatici alla spesa pubblica scattati lo scorso marzo, ha già provocato danni sensibili alle casse della regione. Una chiusura insomma che va ad aggravare la situazione occupazionale americana, a cui la Fed di Ben Bernanke guarda con attenzione per decidere il rallentamento del piano d’acquisto di titoli da 85 miliardi di dollari al mese, l’incubo di Wall Street ribattezzato taper.

Il nodo Obamacare

Il blocco è stato provocato dal durissimo muro contro muro tra Casa Bianca e Grand Old Party sul budget. Ma il vero scontro è sulla riforma sanitaria: il partito repubblicano, che ha la maggioranza alla Camera, ha deciso di bloccare ogni finanziamento al controverso programma Obamacare, proponendo un via libera ai fondi a patto che si ritardasse di un anno l’entrata in vigore della riforma, prevista proprio oggi, martedì 1 ottobre. Ma Barack Obama e il partito democratico hanno tenuto il punto difendendo l’immediata applicazione di una legge approvata anni fa al termine di una battaglia campale e che oggi avrà effetti concreti cambiando la vita di circa 35 milioni di americani.

La copertura sanitaria

Molti cittadini americani potranno sottoscrivere un’assicurazione sanitaria che sarà attiva dal primo gennaio 2014 e che garantirà la copertura agli americani che in passato non potevano permettersene una. La legge approvata nel marzo 2010 sta entrando in vigore a scadenze scaglionate: quella di oggi riguarda la copertura assicurativa, ma altre parti entreranno in vigore da qui al 2020.


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