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Tutte le facce di Papa Francesco sulla stampa estera

L’attenzione verso Papa Francesco cresce di giorno in giorno. Anche da parte di quella stampa estera che, almeno in passato, tendeva a considerare minoritarie le vicende della Chiesa cattolica o, in certi casi, a sminuirle legandole agli sviluppi interni alla politica italiana. L’intervista rilasciata dal Pontefice a Repubblica, e al suo laicissimo fondatore Eugenio Scalfari, diviene così terreno di dibattito sulle prospettive di un papato sempre più universale, per definizione e per vocazione di chi lo incarna.

Non è attenzione ai temi più squisitamente spirituali (come l’esistenza dell’anima, alla quale Scalfari dichiara di non credere, mentre il Papa gli ribatte che pur non credendoci, “lei ce l’ha”) o di background culturale (i santi ispiratori e i riferimenti intellettuali), che pure coprono una parte rilevante del dialogo: uno dei pochi a prestarvi attenzione è l’argentino Clarìn, il quotidiano di casa per Bergoglio, che ha titolato sulla “grande ansia” che aveva invaso il Pontefice prima dell’accettazione durante il conclave. Per gli altri, piuttosto, il focus è principalmente su questioni molto più terrene, e dati i tempi, non meno significative per la cattolicità e il ruolo della Chiesa nella società contemporanea: il narcisismo delle gerarchie ecclesiastiche, la cortigianeria, la riforma della Curia.

Una Chiesa meno Vaticano-centrica
E’ proprio su quest’ultimo aspetto – del resto sono i giorni delle prime riunioni degli otto cardinali preposti a formulare proposte per nuove modalità di governance ecclesiale – che punta il dito lo spagnolo El Mundo, con il titolo “il Papa dice che il difetto della Curia è di occuparsi solo del Vaticano”. Una critica che costituirà certamente la base per avviare la Chiesa verso l’universalità delle proprie strutture e che, sottolinea ABC, l’altro giornale spagnolo conservatore, punto di riferimento dei cattolici iberici, “sta creando notevole inquietudine in Curia”, soprattutto tra coloro che in questo momento non ne controllano il processo di riforma. Chi scivola sulla questione della riforma “in linea con lo spirito della modernità” è lo statunitense US Today, che per fretta o distrazione di qualche redattore, nella foto di rito, poi prontamente rimossa, mette Benedetto XVI invece che Francesco.

La “lebbra” del papato e il “narcisismo” della corte
Mentre non mostra lapsus freudiani di sorta il settimanale tedesco di Amburgo Der Spiegel, accusato nel recente passato anche di sentimenti anti-italiani, che non si lascia sfuggire l’occasione di attaccare con la frase forse più dura dell’intervista papale: “La corte è la vera lebbra del papato”. E sulla “stroncatura del narcisismo di molti capi della Chiesa” si sofferma l’Huffington Post United Kingdomlasciando intendere come l’intento del Papa sia proprio quello di “cambiare questa mentalità”, affinché la Chiesa – spiega il Washington Post – torni a dare speranza ai poveri e agli anziani”.

La cultura dell’incontro
Su un nuovo atteggiamento nel rapporto con la cultura laica e, più direttamente, con chi è lontano dalla fede, si concentra gran parte della stampa internazionale con ascendenze progressiste. Così il francese Liberation, che non si lascia scappare l’occasione di affermare che la risposta al “Vaticano-centrismo” è “il rafforzamento del dialogo con i non credenti”, così come indicato dal Concilio Vaticano II. E’ la frontiera della nuova evangelizzazione voluta dallo stesso Bergoglio, che nel dialogo con Scalfari ha ribadito il concetto: “i padri conciliari sapevano che aprire alla cultura moderna significava ecumenismo religioso e dialogo con i non credenti”. In tal senso, riprende le parole del Papa il quotidiano catalano La Vanguardia: “il proselitismo è una solenne sciocchezza”, perché “bisogna conoscersi, ascoltarsi e far crescere la conoscenza del mondo che ci circonda”.

Comunque la si voglia interpretare, chiosa l’americano National Catholic Reporter, l’intervista “è più sorprendente di quella rilasciata alla rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica, intanto perché fatta con una persona decisamente distante dalla Chiesa, e poi perché Papa Francesco riesce a far comprendere esattamente cosa intenda per cultura dell’incontro”. Si tratta perciò – chiude l’editorialista Michael Sean Winters – di “un’altra intervista-bomba da parte del Papa”.


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