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Siria, chi e come distruggerà l’arsenale chimico di Assad

Da ieri una struttura internazionale poco nota fino ad ora, l’Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons (Opcw), avrà il compito di smantellare nei prossimi mesi l’arsenale di armi chimiche in Siria.

L’Opcw si trova in Olanda e ha ricevuto l’incarico dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La missione è “incredibilmente difficile”, ha detto il Consiglio: creare una commissione speciale per mandare in Siria del personale a distruggere le armi chimiche in possesso del regime di Bashar al-Assad.

Il metodo
Il team, formato da 20 esperti in materia di disarmo, ha cominciato il lavoro ieri. In totale dovranno smembrare più di 1000 tonnellate di gas nervino e gas VX. Ancora non si sa da dove abbiano cominciato il lavoro. Il governo di Assad ha un arsenale dislocato in 19 luoghi diversi. L’unica certezza è la difficoltà logistica, poiché molti di questi posti si trovano in zone di combattimento.

Il primo passo è l’eliminazione delle installazioni, strumenti e macchinari utilizzati per la produzione di armi e per riempire i proiettili e le bombe con gas tossico. Basta l’uso della forza per distruggere questi elementi che possono essere schiacciati senza grosse conseguenze.

Il secondo passo, invece, è la neutralizzazione delle riserve dei composti chimici, la base per l’elaborazione dei gas. La distruzione può essere fatta con diversi metodi: incendiare gli elementi ad alte temperature fino a distruggere la capacità tossica degli agenti o neutralizzarli con idrossido di sodio.

Il fattore improvvisazione
Secondo la Bbc, quando le armi chimiche sono cariche di esplosivi, invece, si devono prendere alcune precauzioni in più, come portarle in un’unità mobile di distruzione. Queste unità possono essere circondate da esplosivi in una camera blindata. Così saranno distrutte soltanto le munizioni con agenti chimici.

Un altro metodo al quale si fa riferimento nei media britannici è la tecnologia della detonazione calda, con la quale una camera sottoposta a 550°C distrugge l’arma e i componenti chimici.
Tutta questa procedura è molto improvvisata, perché questo programma di smantellamento dell’arsenale chimico siriano non ha precedenti ed è stato organizzato in tempi rapidi.

Secondo l’Opcw, gli esperti sono scettici ma lavorano su tre direttrici: la verifica delle informazioni consegnate dal regime siriano, la creazione di un sistema di sicurezza e protezione del team che farà l’ispezione e la definizione dei dettagli pratici per cominciare con la distruzione. Le vere sfide sono l’accesso ai posti e la sicurezza delle persone che saranno coinvolte nel lavoro.

I precedenti
Questa è la prima volta che l’Opcw prova a distruggere un arsenale chimico nel bel mezzo di una guerra civile. Ha tempo fino al secondo semestre del 2014, secondo il mandato dell’Onu.

In passato, l’eliminazione di armi chimiche era molto più semplice: venivano gettate in mare. Secondo un rapporto del Servizio di Intelligence del Congresso americano pubblicato nel 2007, dalla Prima Guerra mondiale fino al 1970 gli Stati Uniti hanno distrutto migliaia di munizioni chimiche con questa formula.

Nel 1964, per esempio, l’esercito statunitense ha svuotato nell’Atlantico 1.700 proiettili di 75mm con gas tossico che erano nell’arsenale di Edgewood in Maryland. Nel 1970 sono stati gettati 12.508 missili M55 con gas nervino a 400 chilometri da Capo Kennedy, Florida. Oggi la Convenzione sulle armi chimiche proibisce che gli elementi chimici siano incendiati all’aperto, sepolti o gettati in mare.

L’aiuto ad Assad
La settimana scorsa Assad ha detto in un’intervista al quotidiano Al-Akhbar che la Siria possiede armi più sofisticate rispetto a quelle chimiche. Le armi che da ieri l’Opcw si impegna in distruggere “sono un’eredità degli anni ‘80, quando fabbricavamo armi chimiche come deterrente contro l’arsenale nucleare di Israele. Ora non sono più un deterrente. Oggi abbiamo armi più importanti e più sofisticate da poter accecare Israele in un momento”, ha detto Assad.

Il presidente siriano ha confermato che quelle armi chimiche costituiscono un peso per la Siria. “Il loro smaltimento sarebbe costato un sacco di soldi e di tempo, anche con rischi ambientali. Lasciateli venire e che le prendano”, ha aggiunto.

La speranza di Ginevra 2
L’impegno internazionale non si ferma all’accordo sul disarmo chimico in Siria. Secondo il ministro degli Affari esteri russo, Sergei Lavrov, Russia e Stati Uniti puntano a convocare per metà novembre la conferenza internazionale di pace sulla Siria, denominata “Ginevra 2”.

“Ci siamo pronunciati per la convocazione della conferenza internazionale a metà novembre. Abbiamo deciso le misure da adottare per garantire che il governo e l’opposizione siriani partecipino a questa conferenza”, ha detto Lavrov al termine dell’incontro in Indonesia con il suo omologo americano, il Segretario di Stato John Kerry.



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