“Nella dialettica che caratterizza ogni grande partito, quando prevalgono le ragioni di una parte, l’altra deve prenderne atto. Altrimenti saltano i meccanismi di democrazia interna”. Fotografa così Paolo Alli, deputato “colomba” del Pdl, ciò che sta accadendo nel suo partito.
La sfida di Fitto
La frattura tra “lealisti” e “filogovernativi”, emersa in modo evidente con il voto sulla fiducia al governo Letta, e lasciata sotto traccia per alcuni giorni, è tornata prepotentemente a farsi sentire con l’intervista di Raffaele Fitto al Corriere della Sera. La sua richiesta di convocare un congresso straordinario che decida la futura linea politica del partito suona “fuori luogo” ad Alli: “Sono favorevole allo strumento congressuale ma mi sembra singolare che la richiesta arrivi da una parte che non ha mai avuto particolare simpatia per i congressi. Sembra dovuta più che altro al fatto di aver perso peso perché Berlusconi ha indicato chiaramente di stringere le fila attorno al segretario nazionale Angelino Alfano”.
Il quid di Angelino
È Alfano l’uomo forte del Pdl in questo momento, quel “quid” che gli sembrava mancare è uscito inaspettatamente la scorsa settimana: “Che Alfano abbia indubbie capacità politiche è sempre stato chiaro a tutti. Ora ha dimostrato di avere anche forti doti di leadership. Alle accuse di essere troppo remissivo, ha risposto con la scelta di difendere il governo che in questa situazione di emergenza è doveroso tenere in piedi”.
La leadership di Berlusconi
Una clamorosa linea di rottura rispetto alla via indicata dal Cavaliere, quella dello strappo finale alle larghe intese: “Era stato un convincimento frutto di un grande tormento, come ha rivelato lo stesso Berlusconi. Avendo vissuto questa rottura dalla parte di Alfano, posso dire che non era contro di lui ma contro i suoi cattivi consiglieri – tiene a precisare Alli – il rischio era di perdere il nostro elettorato che non avrebbe capito la forzatura di far saltare il governo”.
La leadership del Cavaliere non è mai stata messa in discussione: “Il leader era e resta lui, magari con modalità politiche diverse ma non c’è dubbio su questo punto. Ora è Berlusconi a volere l’unità. E io mi auguro che, malgrado le evidenti differenze nel nostro movimento, non ci siano scissioni perché dividendoci faremmo l’interesse del Pd. Non sono un caso le dichiarazioni che incoraggiano la divisione di Letta e Epifani. Il mondo moderato deve restare unito”.
Forza Italia… o no?
I dubbi su Forza Italia restano nel gruppo filogovernativo che invece resta fedele al vecchio Pdl. Sottolinea Alli: “Il percorso verso FI è appena iniziato, ci sono degli aspetti di formalizzazione non secondari come il riconoscimento da parte del Ppe che non è scontato. Per questo oggi c’è il Pdl e il suo segretario nazionale Alfano, domani vedremo. La volontà di aderire al nuovo progetto non manca ma serve continuità con la nostra storia”.
L’idea di Buttiglione
E a proposito del Ppe, trova pochi consensi azzurri per ora l’idea di presentare una lista unica Pdl-Sc-Udc alle Europee proposta da Rocco Buttiglione: “I tempi non sono maturi. Questa eventualità significherebbe un’ulteriore lacerazione nel Pdl quindi è meglio che per ora ognuno faccia la sua strada”, conclude.