Oggi si apre il sipario sul Congresso del Partito Democratico. Con la presentazione delle candidature prende ufficialmente il via la sfida che incoronerà a dicembre il nuovo segretario. Un momento fondamentale anche per cambiare il partito, come sottolinea a Formiche.net Goffredo Bettini, storico esponente romano (e non solo romano) del Pd, ex Pci e Ds, che domani lancia l’assemblea nazionale della sua nuova creatura “Campo democratico”.
Bettini, parteciperà al Congresso? E se sì, chi sosterrà?
Certamente parteciperò. Lo farò facendomi promotore di un documento che sarà presentato domani mattina al Teatro Quirino a Roma. Con “Campo democratico”, abbiamo deciso di non indicare nessun candidato ma di fare a tutti un appello per il rinnovamento del Pd.
Perché? Quali sono i mali del Pd?
Il Pd oggi è molto distante dal sentimento della gente. Contiene energie ma è ipotecato dalle correnti. Deve venire riscritto con criteri nuovi, con l’idea di un unico campo di tutti i democratici. Basta con le divisioni. Quando sono prevalse, abbiamo sempre perso. E poi con nuove regole chiare e aperte che permettano ai nostri iscritti di decidere non solo sulla premiership ma anche sulle linee politiche. La cessione di sovranità verso chi si sente solo spettatore è un’operazione radicale ma va fatta.
Chi è il candidato giusto per farlo?
Sono ottimista sui candidati in campo. Hanno tutti qualità innovative, sono giovani politicamente parlando, non compromessi dagli errori del passato. Per questo suggerisco loro di dimostrarsi amicizia, non abbandonarsi all’odio perché altrimenti si aggrapperà ad ognuno di loro.
Passiamoli in rassegna uno a uno.
Apprezzo la cultura di Cuperlo, l’europeismo di Pittella, l’asse politico sul governo di Civati, il dirompente carattere innovativo di Renzi.
A proposito di Renzi, ha consigli per quello che tutti i pronostici indicano come vincitore annunciato?
Penso che Renzi sia l’unica carta che abbiamo per vincere nel Paese a livello di premiership, per questo non bisogna logorarlo. Il governo Letta dovrebbe essere di transizione per fare la legge elettorale e la legge di stabilità e poi tornare al voto a marzo. Non credo nel valore strategico delle larghe intese. Se posso dargli un consiglio in questa corsa da segretario, raccomando di mettersi attorno una squadra. Per fare il leader del Pd, occorrono piedi ben radicati a terra, conta la capacità di costruire una rete di persone.
Non la impressiona che secondo i sondaggi, il rappresentante degli ex Ds e del vecchio gruppo dirigente del Pd, Gianni Cuperlo, arriverà terzo dopo Renzi e Civati?
Anche se Civati è una novità interessantissima, penso che Cuperlo recupererà. C’è un sistema di forze maggiore che lo sostiene.
Capitolo Roma. La pedalata del sindaco Ignazio Marino si fa sempre più tra le polemiche e le indiscrezioni raccontano che siete ai ferri corti. Si è pentito di averlo sostenuto?
Assolutamente no. Marino ha vinto bene e il mio compito finiva lì, non mi occupo della gestione amministrativa da ormai molti anni. Ora ci sentiamo molto meno ma è naturale che sia così. Dopo che è stato eletto, si è aperta una pagina nuova in cui ha indovinato alcune scelte, per altre si è scontrato con la realtà romana che è una piazza difficile, densa di interessi, corporazioni, problemi.
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