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Lo sapete che tassare il tabacco manda in fumo le casse dello Stato?

L’avvicinarsi dell’importante scadenza per l’approvazione della Legge di Stabilità impone di trovare coperture adeguate alle misure di politica economica del governo. L’inasprimento della pressione fiscale sul settore dei tabacchi lavorati è una delle strade tradizionalmente considerate percorribili dai governi: infatti, data la particolare natura dei prodotti del tabacco, gli interventi che su di essi impattano sono reputati meno impopolari di altri.

Il rapporto Luiss

Tuttavia, come evidenziato da un recente studio del CASMEF, Centro Arcelli per gli Studi Monetari e Finanziari della LUISS Guido Carli, questa opzione sembra ormai difficilmente praticabile: più precisamente, lo studio dimostra che ogni aumento della pressione fiscale sui tabacchi avrebbe come conseguenza una riduzione delle entrate per lo Stato.

Effetto prezzo

Infatti, se in passato l’aumento del prezzo delle sigarette non aveva effetti rilevanti sulle quantità vendute, lo studio citato dimostra che negli ultimi anni ogni aumento di prezzo induce una forte riduzione delle quantità vendute di sigarette, provocando addirittura una contrazione del gettito erariale complessivo.

La torta del tabacco

Il mercato delle sigarette rappresenta per l’erario una “torta” che da anni si restringe, anche al di là degli aumenti dei prezzi. Purtroppo, però, il restringimento della torta non è semplicemente dovuto al fatto che gli Italiani hanno deciso di smettere di fumare per reagire alla crisi economica persistente: la diminuzione delle vendite di sigarette legali, infatti, ha avuto come rovescio della medaglia un incremento molto forte (tra i più alti in Europa) del commercio illegale, dell’8% nel 2012 e probabilmente più elevato nel 2013.

I profitti del contrabbando

Insieme a minori entrate per lo Stato e a minori controlli di legge sulle sigarette vendute, con effetti imprevedibili sulla salute, l’aumento del commercio illegale implica anche un aumento dei profitti per la criminalità organizzata. Va sottolineato che il recupero dal contrabbando di un solo punto percentuale a favore del consumo legale di sigarette rappresenterebbe per l’erario un incremento di gettito complessivo di oltre 120 milioni di euro all’anno.

Tasse no grazie

Appare quindi evidente come, in questo momento di difficile congiuntura economica, ogni intervento sulla tassazione del tabacco in Italia debba essere attentamente ponderato. Lo studio del CASMEF evidenzia come non solo gli aumenti derivanti da maggiori accise, ma qualunque aumento del prezzo del pacchetto di sigarette influisca negativamente sulle entrate erariali. Quindi, anche l’aumento dell’IVA, passata dal 21% al 22%, potrebbe avere conseguenze molto pesanti per l’erario nel caso non si prendano adeguate contromisure di tipo compensativo.

Un Tesoro di opzioni

Nello studio del CASMEF si valutano le varie opzioni a disposizione del Ministero dell’Economia e si definisce quello che dovrebbe essere il piano di interventi con il miglior risultato economico (in termini di gettito) e sociale (in termini di contrasto al commercio illecito). A questo proposito, dato l’incremento dell’IVA, la soluzione migliore nel breve termine e più sostenibile nel medio periodo in termini di gettito erariale sarebbe quella di procedere a una parziale compensazione di questo aumento, riducendo di mezzo punto percentuale l’incidenza dell’altra componente della tassazione sui tabacchi lavorati, cioè l’accisa: in questo modo le entrate del settore si posizionerebbero su un sentiero che, tra quelli analizzati, appare come il migliore nel breve e nel medio-lungo periodo.

Ristrutturazione cercasi

Tra le varie ipotesi di intervento prese in considerazione dallo studio del CASMEF c’è anche una ristrutturazione delle accise che si sostanzierebbe nell’aumento della loro componente specifica (quella, cioè, legata alle quantità e non al prezzo). Tale ipotesi risulta essere distruttiva in termini di entrate erariali: secondo il CASMEF, infatti, tale ristrutturazione favorirebbe le sigarette appartenenti alla fascia alta di prezzo e avrebbe come naturale conseguenza un aumento generalizzato dei prezzi. In altre parole, il rischio che si correrebbe sarebbe quello di osservare in Italia quanto già accaduto in Grecia, dove la modifica della struttura delle accise, imposta dalla Troika FMI-UE-BCE, ha determinato un crollo di un terzo delle entrate erariali dal settore. In Grecia, infatti, l’aumento generalizzato dei prezzi ha generato un crollo del mercato legale a favore del contrabbando.

Questione di prezzo

Effetti simili a quelli appena descritti si avrebbero nel caso in cui l’accisa minima dovuta all’erario venisse calcolata prendendo come riferimento non più il prezzo più popolare, o quello minimo, ma quello medio. Di nuovo, si favorirebbero le sigarette di prezzo alto, con conseguenze per l’erario che il CASMEF stima essere le peggiori possibili.

Morale

In conclusione, vale la pena far notare che interventi chiaramente sbilanciati a favore di un solo segmento di mercato (tra l’altro, quello già in posizione dominante) romperebbe gli equilibri competitivi e provocherebbe una deriva del mercato difficile da invertire.

Marco Spallone, docente di Economia Politica alla LUISS Guido Carli e coordinatore operativo del CASMEF, Centro Arcelli per gli Studi Monetari e Finanziari della LUISS


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