Imparate da Matteo Renzi, cari vecchi o nuovi politici.
Imparate da Renzi a coccolare la stampa e i giornalisti. Mica come quel burbero villano di Beppe Grillo che ci sputacchia (ingiustamente?) da mane a sera.
Imparate dal sindaco di Firenze che, seppur sedicente giovane politico, si sta dimostrando il più scafato di tutti.
Che fa Renzi?
Va in Puglia ed evoca don Tonino Bello, parla di uguaglianza e di diritti ma affossa le ipotesi di amnistia e indulto avanzate di fatto da Giorgio Napolitano. Un colpo a sinistra (parole mielose verso il vendolismo) e uno a destra (in stile Tonino Di Pietro).
Poi, oggi, si fa intervistare dal Corriere della Sera e che cosa dice al giornale simbolo dell’establishment finanziario? Che l’establishment finanziario va rottamato. Wow, grande, che coraggio. Bene, bravo, bis.
Certo qualcuno si ricorderà dei pranzi e delle cene di Renzi con banchieri e finanzieri residenti in Italia e all’estero, ma che c’entra: i politici, e i premier in pectore, devono parlare con tutti e magari pure sparlare.
Però con gli arzilli vecchietti ai margini o arbitri di ultime, penose partite banco-finanziarie ora è facile maramaldeggiare. Ed è ancora più agevole elogiare i manager e gli imprenditori che stanno cercando di cambiare il sistema, secondo l’eloquio di Renzi. Anzi, è una poco commendevole piaggeria lodare dalle colonne del Corriere della Sera, senza farne i nomi, manager come Alberto Nagel (amministratore delegato di Mediobanca, socio di Rcs) e imprenditori come Diego Della Valle (patron di Tod’s e azionista di Rcs), che sono stati decisivi nel superare il patto di sindacato Rcs; patto che Renzi definisce “pacco” di sindacato.
Su battute e giochi di parole Renzi è fenomenale. D’altronde chi riesce a coniugare La Pira, don Tonino Bello, Nichi Vendola e le parole da turbo liberista verso la Cassa depositi e prestiti, come quelle usate oggi nell’intervista ad Aldo Cazzullo, è un vero genio. O una vera fuffa.