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La fine politica di Monti e l’inizio di un nuovo bipolarismo

L’esperienza politica di Mario Monti finisce qui. Mentre si stanno allestendo due grandi cantieri in cui si giocherà il futuro della politica italiana: il centro-destra che potrebbe unire gli ex montiani come Pier Ferdinando Casini e Mario Mauro ai “diversamenti berlusconiani” alla Angelino Alfano e il centro-sinistra riformista della renziana Leopolda, in programma il prossimo week-end. È la fotografia scattata da Mario Ajello, firma di punta del Messaggero, per Formiche.net.

Partiamo da “Empy”, il cagnolino finito in braccio a Monti per colpa di una “scorretta” Daria Bignardi. Può essere eletto a simbolo della storia politica montiana?
Empy è stata una scorciatoia per la popolarità che lo stesso Monti volle imboccare, l’episodio non poteva essere stato fatto contro la sua volontà. In quel momento si riteneva che un boccale di birra e un cagnolino potessero attenuare l’immagine del politico troppo freddo e poco empatico del professore bocconiano.

Ma quella mossa non è bastata…
Monti non è mai riuscito ad adottare la duttilità fondamentale per un politico. Ha sempre avuto un approccio troppo rigido, una leadership poco empatica che nelle organizzazioni politiche non può esistere. La forza di Berlusconi in tutti questi anni è stata l’empatia, con il suo popolo ma anche con il suo partito. Lo stesso vale per Renzi e per l’entusiasmo che sa scatenare in chi crede in lui. Anche la fine di Futuro e libertà è eloquente da questo punto di vista perché dipende in gran parte dalla distanza di Gianfranco Fini tra sé e il suo nuovo movimento. Il fattore umano in politica è indispensabile.

E ora cosa succederà a Scelta civica? Scissione all’orizzonte?
La scissione di fatto c’è già. La cosa importante non è tanto cosa succederà dentro Sc che ormai è un’esperienza finita ma come i pezzi in uscita si intersecheranno con la crisi del Pdl. Tra la politica di Casini e Mauro e i “diversamente berlusconiani” del Pdl è indubbio che ci siano delle convergenze parallele, il progetto è lo stesso.

Quale progetto unisce Casini e Alfano?
Quello di arrivare morbidamente, senza accoltellamenti, al post-berlusconismo, a un centro-destra moderato, europeo, riformista. Per questo la vicenda di Scelta civica è importantissima perché riapre completamente i giochi nel centro-destra. Berlusconi un anno fa fece un’offerta a Casini che il leader dell’Udc ritenne poco affidabile. Ora, con Berlusconi infinitamente più debole, quell’offerta si può realizzare. Il cantiere del nuovo-centro destra è aperto.

C’è un altro processo che vede i montezemoliani di Scelta civica andare verso lidi renziani?
I montezemoliani guardano a Renzi e potrebbero dare un’iniezione di riformismo che non può che far bene al centro-sinistra. È questo l’altro grande fronte speculare su cui si sta lavorando e la Leopolda del prossimo week-end ne è la massima rappresentazione. C’è una parte di Sc come Lorenzo Dellai e Andrea Olivero che ancora viene data come incerta. Staremo a vedere, comunque sta di fatto che tutte le logiche sembrano andare verso il bipolarismo, un’ottica che non rinnega più nessuno, neanche lo stesso Casini. Non si parla più di centro, ma di centro-destra ormai. Se si farà una legge elettorale che mantiene il bipolarismo maggioritario non ci sarà più spazio per il centro.

E per Monti ci sarà ancora spazio?
Io penso che la vicenda politica di Monti finisca qui. Una vicenda nata sull’onda dell’esperienza governativa che rispondeva a un’esigenza emergenziale. Se l’Italia tornerà alla normalità e a due grandi blocchi politico-culturali come ci sono in Francia e in Germania, non saprei proprio dove collocare il professore bocconiano.


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