Problemi “economici rilevanti” che potrebbero arrivare a costare fino “a 30 miliardi di euro al 2050”. E’ questo il “peso” del mancato adattamento ai cambiamenti climatici per il nostro Paese, così come viene declinato dal ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, che ha presentato la Strategia nazionale per mitigare gli effetti prodotti dal riscaldamento globale, “un documento chiesto dall’Ue e che da oggi sarà sottoposto a consultazione pubblica fino alla fine dell’anno”, per poi diventare un Piano con indicazioni dettagliate e relativi investimenti.
I NUMERI
Ed è di 20-30 miliardi al 2050 la stima dei costi per l’Italia del mancato adattamento ai cambiamenti climatici – si spiega nella bozza di Strategia presentata al ministero – pari a una perdita compresa tra lo 0,12% e lo 0,16% del Pil (con uno scenario in cui il riscaldamento medio è di 0,9 gradi); se la temperatura però dovesse aumentare di più (fino a 1,2 gradi in media) le perdite per l’economia potrebbero arrivare allo 0,2% del Pil.
RISCHI MAGGIORI PER TURISMO E REGIONI ALPINE
A pagare i prezzo più alto, secondo Orlando, “il turismo e l’economia delle regioni alpine”. L’Italia “nel giro di pochi decenni potrebbe subire un impoverimento delle riserve d’acqua, desertificazione, incendi sempre più frequenti, frane e alluvioni, perdite di ecosistemi e di raccolti, crescente erosione costiera”, fino alla “possibilità della diffusione di malattie infettive di tipo tropicale”. Non solo. A questo bisogna aggiungere “i problemi per le nostre infrastrutture” e per esempio “il calo della produzione idroelettrica” a seguito della riduzione della disponibilità di acqua.
MENO DANNI CLIMA SIGNIFICA PIU’ PIL
Obiettivo della Strategia è proprio quello di ridurre gli impatti e i rischi. Per questo per il ministro è “importante cominciare a preparare il nostro Paese al clima che sta cambiando. Investire ora significa avere meno danni in futuro una parte importante della vita economica e civile del Paese è sottoposta a questo pericolo. E’ un tema che ha rilevanti effetti economici. Si potrebbe dire – osserva Orlando – che contrastare i cambiamenti climatici significa avere più Pil”.
I FONDI EUROPEI
E per opere ed iniziative, Orlando pensa già alle risorse: “Sicuramente nei Fondi Ue 2014 ci saranno misure dedicate a questi temi. Una percentuale delle risorse Ue sono ampiamente orientate al sud”, dove c’è una concomitanza di fattori ‘sensibili’. Ma “non limiterei il discorso solo al sud”, anche perché in altre zone d’Italia ci sono rischi diffusi.
UN NUOVO RESPIRO
Orlando ricorda il “manifesto” proposto dai ministri europei per abbattere le emissioni ed afferma la necessità che l’Europa continui ad avere il ruolo di leadership nella lotta alla riduzione della CO2. Un contesto che, fatto di nuove “regole ecosostenibili per la competizione, conviene all’Italia”, anche perché sul fronte “ricerca e innovazione abbiamo più cose da dire”. Infine, sarebbe “sbagliato se l’Ue rinunciasse al suo ruolo; l’Europa deve rimanere continuare ad avere la leadership, stando in primo piano, sulla riduzione delle emissioni di CO2”. Non solo, deve “imporre anche agli altri Paesi, che spesso hanno contestato questa esigenza, la necessità di porsi questo obiettivo come prioritario a livello globale”.