Le cautele nel mondo della finanza, e non solo nella politica, sono d’obbligo. Meglio non attaccare troppo per evitare di doversi difendere.
Eppure a volte gli auspici e le autodifese celano qualche trabocchetto insito nelle esternazioni.
Prendiamo il caso della Giornata mondiale del risparmio tenuta ieri come ogni anno dall’Acri, l’associazione presieduta da Giuseppe Guzzetti che riunisce le fondazioni bancarie.
Qui Edoardo Petti ha fatto una cronaca asciutta e al contempo dettagliata della Giornata. Ma qualche parolina non è stata del tutto convincente.
Qualche esempio? Guzzetti ha detto: la vicenda del Monte dei Paschi di Siena è stato l’unico caso in cui la politica è riuscita introdursi nelle banche attraverso le fondazioni.
Una sottolineatura che è anche una ramanzina. Tutto bene? Tutto normale? Vediamo. Innanzitutto qualche osservatore malizioso potrebbe ricordare – come ha fatto oggi Giorgio Meletti sul Fatto Quotidiano – che biasimare la politica da parte di un ex politico come Guzzetti può destare qualche perplessità. Anche perché non sembra che medesime tesi siano state avanzate quando l’ex sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, esponente di lungo corso dei partiti progressisti che nel tempo hanno cambiato denominazione, è stato eletto alla presidenza della Compagnia di San Paolo.
Ma c’è dell’altro. Ha poi detto il presidente dell’Acri: “Ci sono pochi casi di Casse (di risparmio) commissariate, tre in tutto, in cui il dissesto è causato da direttori generali infedeli che hanno violato ogni regola di corretta amministrazione“. Per Guzzetti i casi verificatisi sono avvenuti con “modalità non verificabili da azionisti che non interferiscono nella gestione”. Però forse quei direttori generali potevano essere scelti con maggiore oculatezza anche da parte degli enti creditizi, ma questo il presidente dell’Acri non l’ha detto.
Anche il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha scudisciato un po’. Uno dei suoi pensieri fissi sono gli emolumenti troppo alti dei vertici degli istituti di credito, non solo in relazione ai risultati delle banche: le banche italiane devono ridurre i compensi dei dirigenti, ha ribadito ieri in sostanza Visco.
Bene. Raccomandazioni in questo senso sono state indirizzate più volte dalla Banca d’Italia in questi anni anche al top management delle banche e ai board degli istituti. Qualcosa è stato fatto, ma evidentemente regolamenti, circolari, istruzioni, sollecitazioni e auspici di Palazzo Koch non hanno avuto del tutto gli effetti sperati.
Bankitalia impotente? Di sicuro i mugugni interni all’Istituto di via Nazionale riguardano anche gli emolumenti di qualche banchiere di primo piano.