Ricapitoliamo, per sommi capi.
C’è un obbligo da parte di regioni ed enti locali di pubblicare su quotidiani di carta gli avvisi di bandi, gare, concorsi ecc.
C’è una legge che da anni punta a ridimensionare quest’obbligo ma poi è stata edulcorata.
C’è stato un tentativo in Parlamento tempo di fa di riequilibrare quest’obbligo tra i vari mezzi di comunicazione ma di sicuro gli editori di carta grazie ai buoni uffici dei vertici politici dei ministeri che contano hanno bloccato la sortita parlamentare.
Per numeri e dettagli del “regalo di Stato” si può leggere l’inchiesta inappuntabile di Edoardo Petti.
Qui ci limitiamo ad alcune considerazioni.
I giornaloni ci ammanniscono quotidianamente lezioncine sulle spese che regioni ed enti locali non riescono o non vogliono tagliare; lezioncine ovviamente opportune e spesso condivisibili.
Gli stessi giornaloni s’impancano a sbertucciare caste, prebende e sinecure varie e avariate (bene, bravi, bis).
E sempre i medesimi giornaloni si fanno i gargarismi sull’innovazione indispensabile, sulla fine necessaria di rendite di posizione e altri sdottoreggiamenti. Tutto giusto.
Tanto giusto che ci si chiede: perché non si dà la possibilità a regioni ed enti locali di risparmiare qualche decina di milioni di euro l’anno – centesimo più, centesimo meno – dando la possibilità di fare pubblicità a bandi o gare su giornali on line, o di allestire un sito nazionale di bandi e concorsi, o di dare visibilità ai medesimi avvisi sui siti istituzionali?
Domande semplici semplici, quanto invece sono tortuosi i meccanismi per bloccare questa banale innovazione.
Vogliamo parlarne? Sul caso in questione interrogheremo addetti ai lavori e politici. A presto.
Ci divertiremo (forse).