Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo la nota politica di Marco Bertoncini apparsa su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.
Angelino Alfano sfodera ottimismo, quanto alla vita del governo e ai contenuti del partito (Pdl? Fi? Non è chiarissimo). Dalla sua, per dimostrarsi soddisfatto che sopravviva l’esecutivo, ha un solo, non proprio tripudiante, motivo: da oltre tre mesi, cioè da quando è stato condannato dalla Cassazione, Silvio Berlusconi ha minacciato fuoco e fiamme, però ha consentito al gabinetto Letta di procedere. Un cammino accidentato, senza dubbio, tuttavia non interrotto mai. Finora.
Per il resto, Alfano ha poco di che essere appagato. Quale sarà la reazione del Cav, dopo che l’aula del senato l’avrà dichiarato decaduto? La legge di stabilità subirà le robuste modifiche che i tre quarti del Pdl chiedono a gran voce? Il clima del partito, poi, è lontanissimo da quell’unità interna che ormai lo stesso B. non richiama più. Perfino l’accenno a elezioni primarie ha dato occasione perché uno stuolo di falchi s’impegnasse a ripetere che esiste solo il Cav, solo lui attira voti, solo lui decide (alcune dichiarazioni non si fanno nemmeno velo di eufemismi, ma arrivano a forme di piaggeria francamente indecorose).
A nessuno sembra venuto in mente che fra un pugno di giorni Berlusconi sarà incandidabile. Sì, il suo nome potrà apparire sulle schede, ma non potrà essere propagandato come possibile presidente del consiglio. Non è casuale che esponenti di partiti alleati (Lega e Fd’It) si siano già esposti a sostenere le primarie, in anticipo di mesi, se non di anni. La politica di B., invece, procede come se decadenza e incandidabilità fossero banali inciampi. Non solo: agisce come se contasse su sicuri e solidi alleati, indispensabili per vincere. Così come si comporta, il Cav rischia di condurre una politica di testimonianza.
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