Popolarismo di nuova concezione, sostegno convinto al governo Letta fino al 2015 e valorizzazione, non distruzione, degli attuali gruppi parlamentari. Questi i tre punti chiave della nuova “nave popolare”, inaugurata oggi da Mario Mauro.
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Alla presenza del ministro della Difesa e di quanti in Scelta civica credono in questo progetto, da Lorenzo Dellai a Andrea Olivero, da Gregorio Gitti a Lucio Romano, è stato presentato oggi in Senato il documento che dà ufficialmente il via a questo cantiere.
Il nuovo orizzonte su cui puntano i promotori è la declinazione italiana del Ppe, aperto a tutti gli interlocutori interessati al progetto. E non è un caso che in prima fila sieda uno dei suoi maggiori sostenitori, l’europarlamentare Giuseppe Gargani.
“Non siamo traditori – tiene a precisare Dellai – ma siamo preoccupati per il declino di Scelta civica”. Serve un cambio di passo è il ritornello che esce da piazza Capranica per arrivare all’Assemblea del movimento, prevista tra poche ore.
Sebbene il capogruppo alla Camera assicuri che “non ci appassiona scindere l’atomo”, la sensazione è che i giochi ormai siano fatti e si sia arrivati a un punto di non ritorno nel movimento nato appena un anno fa.
“Il primo passo deve essere la chiarezza nel definire la nostra identità, i valori di appartenenza e la nostra proposta politica”, si legge nel documento.
Una proposta quella che sarà discussa oggi in Assemblea articolata in tre passaggi:
1. “Convinto sostegno con vigile lealtà al Governo Letta affinché possa operare per tutta questa legislatura”.
2. “Il futuro è un partito popolare, democratico, riformista, europeista, in netta discontinuità con la stagione berlusconiana e che in prospettiva si pensa e si organizza in concorrenza con la sinistra, ma degasperianamente alternativo alla destra”.
3. “Un confronto quanto più aperto possibile nei gruppi parlamentari, a cominciare dall’assemblea convocata per oggi e domani”.
La filosofia di base è un “popolarismo di nuova concezione”, in cui si fa riferimento a Papa Francesco e ai suoi valori ma anche “innervato dalla coscienza laica. Plurale, nemico di ogni populismo, esigente sul piano della moralità nella vita pubblica e rigoroso nella gestione della finanza”.
Il manifesto sembra fare autocritica rispetto a due dei più grandi problemi di Sc, l’elitarismo e la non organizzazione sul territorio: “Un progetto politico stabile e maturo, a larga partecipazione popolare, non elitario”, dice il documento in cui viene ribadito “l’impegno a radicarci nelle realtà locali, la scelta di far crescere la politica nella partecipazione democratica, in un rapporto tra eletti e aderenti fatto di mutuo scambio”.
Nelle pagine del manifesto si riconosce al presidente dimissionario Mario Monti coraggio e dedizione al Paese ma sembra a lui indirizzata una bacchettata quando viene detto: “La politica non è tecnicismo, non è mera amministrazione, ma scelta delle priorità alla luce della visione del bene comune degli italiani”.