Il caso Cancellieri brucia sulla pelle di Matteo Renzi. Il sindaco si è dovuto rimettere alla linea assolutrice di Enrico Letta ma promette: “Il nuovo Pd non difenderà più casi di questo genere”. Come sarà davvero il nuovo Pd renziano? Quali effetti avrà sul rottamatore, sul governo, sul partito? Formiche.net lo ha chiesto a Antonio Polito, già firma di Repubblica, ex direttore del Riformista e ora editorialista del Corriere della Sera.
Partiamo dal caso Cancellieri. È questa la prima sconfitta di Renzi come dice il Giornale?
Mi sembra molto singolare la ricostruzione per cui Renzi abbia vinto perché ha chiesto le dimissioni del ministro Cancellieri e ha fatto “mettere la faccia” a Enrico Letta sulla fiducia. La verità è che Renzi ha tentato di far cadere la Guardasigilli ma non ci è riuscito, non si può presentarla come una vittoria di Renzi.
Allora hanno vinto Letta e il suo governo?
Una vittoria mutilata, direi. Calcisticamente parlando, Renzi ha perso, Letta ha pareggiato. Il governo è riuscito a resistere all’offensiva ma a prezzo di un logoramento altissimo. Anche la Cancellieri è sopravvissuta all’attacco politico ma ora è azzoppata dalla caccia all’uomo, anzi alla donna. Per ogni cosa la vicenda Ligresti le verrà scagliata contro. Certo, a chi dice che avrebbero fatto bene a sostituire il ministro, rispondo che così si sarebbe aperto un caos nel governo. Un rimpasto, vista la scissione nel centro-destra, sarebbe stato molto rischioso.
Il Pd esce con le ossa rotte da questa vicenda?
Epifani non ne esce bene. Non ha esercitato il suo ruolo di segretario e il suo discorso in Aula è apparso zoppicante. Non si può dire “non la facciamo cadere per realpolitik”.
Renzi ha detto che dal 9 dicembre cambia l’agenda di governo. Sarà possibile la convivenza tra lui alla segreteria e Letta a Palazzo Chigi?
Ora che con la scissione nel centro-destra, Berlusconi non può più essere una minaccia per il governo, la nuova minaccia è rappresentata senza dubbio da Renzi. Per una ragione di pura logica politica più che di opportunità personale, il sindaco sarà spinto a ridefinire il carattere del Pd, per marcare la differenza. Anche Veltroni lo fece con Prodi, sebbene a quest’ultimo dovesse molto. Renzi a Letta non deve niente, quindi…
Renzi ha vinto il Congresso tra gli iscritti con il 46,7%. E’ un vero successo?
Il primo dato è sicuramente che Renzi ha vinto tra i tesserati quando fino a un anno fa era considerato un “corpo estraneo”. Anche gli iscritti l’hanno accettato pur di vedere realizzata la rivincita elettorale tanto agognata. Non vanno però dimenticati due fatti. La maggioranza degli iscritti ha comunque preferito votare chiunque ma non Renzi. Il suo lavoro da segretario sarà quindi molto complicato e percorribile secondo due strade. La prima è rivoltare il partito come un calzino, ma presuppone che Renzi si dedichi anima e corpo a questo obiettivo e non faccia contemporaneamente il sindaco e l’aspirante premier. La seconda, e più probabile per l’attitudine di Renzi, è ignorare il Pd. Una via pericolosa per il partito perché lo svilisce.
Ma quale Renzi ha vinto tra i tesserati del Pd? Il Renzi rottamatore o il Renzi che vira a sinistra?
Non è stato il Renzi rottamatore a prevalere, inevitabilmente direi, perché non si può fare il segretario di un partito proponendo di rottamarlo. Questa vittoria è stata ottenuta a prezzo di una serie di compromessi, più o meno consapevoli, con i signori delle tessere del partito, con i ras che controllano il territorio. Basti pensare al caso di Salerno, feudo del sindaco e viceministro Vincenzo De Luca, dove Renzi ha vinto con il 97% dei voti.
Fra Renzi e D’Alema gli scontri sono all’ordine del giorno. D’Alema ha il coraggio di dire ciò che in molti pensano in silenzio nel Pd?
D’Alema ha coraggio da vendere, solo che lo usa solo quando conviene a lui. Dice molte cose vere su Renzi ma non ha fatto lo stesso con Bersani, siccome lo sosteneva. Non ha fiatato per esempio sul sistema di alleanze pre-elezioni che ha portato alla sconfitta e all’incredibile tentativo post-elezioni di un governo con i 5 Stelle. Per questo, non si può considerare un contraltare credibile a Renzi.