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Eni, Sace, Fincantieri: Italia schiava di Bruxelles

Diciamoci la verità senza tanti fronzoli diplomatici: la relazione sulle privatizzazioni che ieri il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha portato in Consiglio è stata scritta e annunciata sotto dettatura della Commissione europea.

Nulla di nuovo, si dirà. Vero, è bene dirlo chiaramente però, senza ammantare questo ulteriore e un po’ più dettagliato piano di dismissioni di quote di aziende pubbliche come un progetto “autonomo”. No, l’accelerazione nell’annuncio urbi et orbi – al di là delle dichiarazioni ufficiali di prammatica – è dovuta a un motivo ben preciso: riguadagnare i margini di flessibilità sulla spesa per investimenti nel 2014 (circa 3 miliardi in più), margini che spetterebbero all’Italia perché uscita dalla procedura di deficit eccessivo, ma che Bruxelles è restia ad autorizzare in mancanza di misure convincenti per la riduzione del debito e del deficit. Dunque la Commissione europea continua a dettare non solo tetti e rapporti “stupidi” ma pure come mezzi e misure per raggiungere quegli obietti mortiferi che stanno strangolando l’Europa sotto il giogo dell’austerità.

Ma sarebbe fuorviante addossare le responsabilità soltanto al governo europee per scelte abborracciate, affrettate e senza una visione strategica come quelle descritte ieri dal governo, Certo, l’esecutivo da tempo aveva annunciato un piano di dismissioni, ma quello che non è chiaro è l’ispirazione strategica, se non l’obiettivo minimo di fare casse senza dirimere alcune questioni tuttora irrisolte che riguardano ad esempio la Cassa depositi e prestiti.


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