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La disunita Unione europea non abbandoni la Grecia

Ho la fortuna di vivere e di potermi permettere alcune passioni, tra le quali quella della moto e di viaggiare. La Grecia è stata la meta della mia prima vera vacanza su due ruote nei primi anni ottanta, quando ancora matricola universitaria, con i soldi ricevuti da papà e dopo un passaggio ponte su un traghetto sgangherato, sbarcai a Patrasso in compagnia della passeggera di allora.

Ho ancora nella mente la sensazione di esotico e la curiosità di scoprire un mondo di cui avevo solo letto nei libri. Da quella prima volta, ci tornai agli inizi degli anni novanta, con un’altra moto che ancora oggi conservo gelosamente, qualche dracma in più nelle tasche e, nell’isola di Zacinto cantata dai versi di Ugo Foscolo, mi capitò di conoscere una bellissima ragazza inglese che sarebbe poi diventata la mia compagna di vita e, naturalmente, la passeggera coatta di altre, molte avventure vacanziere su due ruote. Poi l’arrivo di una figlia che cambia le esigenze ed il desiderio di farle scoprire il mondo fin da piccola, ci ha portato a frequentare altre mete.

Quella bambina è diventata oggi una ventenne (quasi) indipendente, quindi da un paio d’anni mia moglie ed io abbiamo riscoperto la Grecia nelle settimane d’agosto, girovagando tra mare e spiagge, in particolare quelle meno conosciute dai grandi circuiti turistici internazionali, dove è ancora possibile trascorrere il tempo in assoluta libertà da etichette, praticamente vivendo in pantaloncini da bagno durante il giorno, abbinandoli talvolta ad una camicia di jeans quando capita di cenare in qualche taverna o di sera quando è più fresca la temperatura.

Dopo l’Italia e l’Inghilterra che tanto mi hanno dato sotto ogni profilo, ne consegue che il rapporto emotivo che mi lega alla Grecia è davvero straordinario, unito da memorie e momenti di assoluta serenità, liberi da ogni convenzione formale e di assoluto, semplice benessere. Come è grande la simpatia e la naturale sintonia con la sua gente, entrambe racchiuse nella celebre frase “una faccia, una razza” con la quale amano salutare l’ospite italiano, esprimendosi con un linguaggio fatto di un cocktail italiano inglese condito da molta gestualità che facilita la comprensione reciproca.

Per la vicinanza che sento, è pertanto davvero una sofferenza, soprattutto pensando a quei momenti di personale benessere, leggere oggi notizie e report sconvolgenti sulla situazione del popolo greco, talmente orribili da sperare che si tratti di un errore, di notizie non vere. Cinque anni di crisi economica e finanziaria, dopo i precedenti anni di allegre e disoneste alchimie di bilanci pubblici, i successivi tagli e le rigide imposizioni dell’Europa hanno ridotto il Paese in uno stato di povertà e fiaccato la sua già debole economia: è un fatto noto.

Tuttavia se il tasso di suicidi, prostituzione e malattie dovute alla malnutrizione aumenta a ritmi vertiginosi anno dopo anno, se alcuni disperati – come si legge – giungono ad iniettarsi il virus Hiv per ottenere il contributo pubblico di 700 euro al mese previsto dalla legge per sopravvivere, per i burocrati europei diventa una questione di civiltà e di rispetto della dignità umana quella dell’obbligo politico e morale di intervenire immediatamente per mettere fine a questa tragedia, a prescindere da ogni altra considerazione o valutazione e dagli interessi di parte dei singoli Paesi europei.

L’Unione Europea ha già sbagliato una volta, anni fa, quando l’ostracismo della signora Angela Merkel ha impedito di fatto un immediato intervento che, peraltro, sarebbe costato poco o nulla in termini di contributi rispetto a quelli che sono stati erogati dopo sterili e stucchevoli discussioni. Non commetta ancora quell’errore deleterio basandosi sull’equivoco, peraltro mascherato dall’idealismo di facciata di una unione che risulta assolutamente disunita nei fatti e nelle faccende delle politiche essenziali, che il rispetto di parametri e algoritmi debba prevalere su tutto e tutti. Enorme è il rischio che possa diventare così la questione più controversa, ostile ed ostativa a quel progetto comunitario indispensabile per far sì che l’Europa, tutta ed unita, non rappresenti ancora a lungo l’anello debole dell’economia mondiale. A breve avranno luogo le elezioni europee: i leader del Vecchio Continente ci pensino bene.


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