L’ormai ex senatore Silvio Berlusconi, decaduto dal suo mandato parlamentare con l’assai controversa procedura del voto palese, non ha certamente tardato ad entrare nei suoi nuovi panni. Proprio mentre si concludevano nell’aula di Palazzo Madama le operazioni della decadenza, egli ha arringato gli elettori e militanti di Forza Italia radunatisi davanti alla sua abitazione romana paragonando il suo stato politico a quello di Beppe Grillo e di Matteo Renzi. Il primo guida il Movimento Cinque Stelle e il secondo si accinge a guidare il Pd, dopo le primarie dell’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, senza essere parlamentari.
BERLUSCONI DECADUTO IN VIA DEL PLEBISCITO. LE FOTO DI PIZZI
Anche a Grillo e a Renzi è precluso, come adesso a Berlusconi, il diritto di accesso alle aule parlamentari, d’assemblea o di commissione. Ma solo, appunto, alle aule. Per il resto nessun commesso potrebbe loro negare di entrare alla Camera e al Senato, come lo stesso Berlusconi aveva dichiarato invece di temere che gli accadesse parlando nei giorni scorsi dell’allora imminente decadenza ad amici e familiari.
Problemi di accesso, ma non solo ai palazzi del Parlamento, potrebbe averne l’ex senatore, per via dei controlli e delle autorizzazioni giudiziarie che gli sarebbero necessari, solo nei circa dieci mesi di affidamento ai servizi sociali che lo aspettano, prevedibilmente l’anno prossimo, in esecuzione della condanna definitiva per frode fiscale comminatagli in agosto dalla Cassazione. Ma anche senza accesso ai palazzi parlamentari, in quei mesi, non gli sarebbe certamente negata la possibilità di essere ascoltato, sotto tutti i punti di vista, dal partito e dai deputati e senatori che lo rappresentano.
TRA IMMUNITA’ E ARRESTI
Certo, le cose per l’ex senatore potrebbero complicarsi ulteriormente se, privo ormai dell’immunità parlamentare, dovesse incappare in un ordine di arresto cosiddetto cautelare per qualcuno dei processi in cantiere contro di lui. Ma questa è un’ipotesi che, prima e più ancora di Berlusconi, terrorizza i suoi avversari, almeno quelli più avveduti, per i vantaggi che potrebbero derivargli nella rappresentazione di un leader politico perseguitato, specie ora che è anche passato all’opposizione del governo facendo votare il suo gruppo al Senato, già prima della propria decadenza, contro la legge finanziaria incatenata in una questione formale e vincolante di fiducia.
I SENTIMENTI VERSO ALFANO E GLI ALFANIANI
Il discorso con il quale il Cavaliere si è affrettato a presentarsi nella nuova veste di leader in qualche modo extra-parlamentare, non di distingue tuttavia solo per questo. E’ significativa anche la sua rinuncia a interrompere le proteste della folla, da lui anzi definite “ruvide ma efficaci”, contro il Nuovo Centrodestra, cioè contro il vice presidente del Consiglio e gli altri ministri, sottosegretari, parlamentari e amministratori locali che hanno rifiutato il ritorno a Forza Italia.
IL NUOVO RAPPORTO CON IL NUOVO CENTRODESTRA
L’ex senatore non ha quindi voluto replicare l’invito, pur rivolto solo qualche giorno prima al suo pubblico radunato per la rifondazione di Forza Italia, a trattare familiarmente gli scissionisti, indicandoli come “cugini” con i quali potersi o doversi alleare alle prossime elezioni politiche.
DA CUGINI A PARENTI LONTANI
Ora i cugini sembrano diventati parenti ancora più lontani, se non estranei del tutto, anzi avversari. Ad aumentare le distanze probabilmente non è stato solo il rifiuto opposto dal nuovo partito di Angelino Alfano di partecipare al raduno organizzato davanti all’abitazione del Cavaliere contro la sua decadenza dal Senato. E’ stato piuttosto il sospetto o addirittura la convinzione che le elezioni anticipate non siano così vicine, e forse neppure utili, come egli stesso aveva mostrato nei giorni scorsi di ritenere. E come alcuni dei suoi “falchi” forse ancora pensano, magari sperando in qualche aiuto o aiutino crisaiolo di Renzi sul versante del Pd.
LO SCOGLIO DI NAPOLITANO
Il potere interdittivo del presidente della Repubblica in tema di scioglimento anticipato delle Camere dev’essere alla fine apparso ancora molto forte al Cavaliere, consapevole del rischio che il capo dello Stato vi si opponga sino a dimettersi. Ne deriverebbe una crisi istituzionale e politica nella quale affonderebbero tutti, anche Renzi esordiente come segretario del Pd.
LA RISORSA EUROPEA
Restano concretamente sul tappeto solo le elezioni europee di primavera, rigorosamente proporzionali, alle quali né Berlusconi né Alfano hanno interesse a presentarsi insieme. Hanno, anzi, l’interesse opposto, a misurarsi per verificare la consistenza effettiva, e per ora indolore, dei loro partiti.
Francesco Damato