Il primo pensiero va “alla pagina buia della storia parlamentare” appena trascorsa, ma poi lo sguardo di Dorina Bianchi, deputata di Nuovo Centrodestra, si rivolge a tutte le sfide che attendono il nuovo movimento guidato da Angelino Alfano.
Onorevole, iniziamo dalla giornata storica vissuta ieri, dentro e fuori palazzo Madama…
Il Nuovo Centrodestra è stato sempre al fianco di Silvio Berlusconi in questa battaglia contro la sua decadenza, secondo noi ingiusta. E’ stata una pagina buia della storia parlamentare. Con i colleghi in Senato abbiamo ribadito con forza il nostro dissenso, ritenendo che si sarebbe dovuto procedere a un rinvio del voto alla luce delle decisioni ancora pendenti e dei nuovi elementi illustrati da Berlusconi. Consideriamo però inaccettabili le offese contro Schifani, Alfano e Lupi apparse su alcuni striscioni alla manifestazione di fronte palazzo Grazioli.
Su quegli striscioni Alfano è stato accostato a Gianfranco Fini. Perché la vostra scissione è diversa?
Il Nuovo Centrodestra nasce dalla convinzione di dare priorità agli interessi degli italiani. Ricordo che il governo delle larghe intese è stato voluto dal presidente Berlusconi per garantire una stabilità al Paese. E abbiamo sempre detto che le sorti dell’esecutivo e il percorso sulla decadenza fossero due questioni distinte e separate. Noi, con il Nuovo Centrodestra, abbiamo preferito quindi mantenere in vita il governo per dare una prospettiva e un futuro all’Italia, piuttosto che fare una scelta di parte”.
Il 7 dicembre ci sarà il lancio ufficiale del nuovo partito. Quali le ambizioni e quali gli interlocutori politici? Sarà possibile un’alleanza con gli “estremisti” di Forza Italia?
Alle recenti elezioni regionali abbiamo visto che l’astensione continua ad aumentare. Ecco, noi ci rivolgiamo a tutti quegli italiani scontenti e sfiduciati dalla politica che discute senza fare, a quei cittadini che vogliono vedere risultati. Il nostro obiettivo, quindi, è diventare il punto di riferimento dell’elettorato moderato di centrodestra, all’interno di un bipolarismo virtuoso. Sulle alleanze ancora è prematuro parlarne, ma sicuramente saremo all’interno del centrodestra”.
Farete le primarie per la premiership?
Non solo abbiamo intenzione di proporre primarie di coalizione per la premiership, ma vogliamo fondare il nostro movimento su due pilastri: la democrazia interna e la meritocrazia. Emergeranno i più bravi e chi riuscirà a lavorare meglio sul territorio. La nostra attenzione sarà particolarmente rivolta ai nuovi dirigenti locali, con il coinvolgimento e una vera partecipazione della base.
Come vede i “movimenti popolari” di Mauro e Casini? Pensa sia giusto aprire un dialogo con loro?
Stiamo costruendo un’area che si ispiri ai principi liberali, della solidarietà, del cattolicesimo, con attenzione alle famiglie, al lavoro, ai giovani, alla povertà e alle riforme. Vogliamo lanciare una nuova sfida, e raccogliamo le forti parole di Papa Francesco per una politica e un’economia che non ignorino l’etica. Apriremo quindi un dialogo con tutti coloro i quali, anche se su posizioni diverse ma sempre all’interno del centrodestra, si ispirano a questi valori.
Il presidente dell’Udc Rocco Buttiglione vede con favore la possibilità di una grande casa in comune dei moderati ma segnali di chiusura sono arrivati dall’assemblea popolare della scorsa settimana. Perché secondo lei?
Le nostre idee sono chiare, sappiamo quali sono i nostri obiettivi e cosa vogliamo per il Paese, come ho accennato. Non voglio commentare le dinamiche degli altri partiti. Quando i tempi saranno maturi si vedrà quale dialogo portare avanti, partendo dai programmi e dei contenuti.
Il Pdl faceva parte del Ppe in Europa. Con la scissione avvenuta, i “giochi” cambiano?
Anche i gruppi al Parlamento europeo hanno preso atto del cambiamento politico. Il nostro movimento è a tutti gli effetti all’interno del centrodestra, da lì il nome, ed è e continuerà a far parte della grande famiglia dei popolari europei.
Pensa che con l’arrivo di Renzi alla segreteria Pd il governo avrà vita più difficile? Sarà possibile il patto a 5 punti indicato da Alfano?
Ci auguriamo che Renzi non commetta l’errore di provare a far cadere il governo. Sarebbe un boomerang, fornendo un assist alle posizioni estreme dei due schieramenti. Avremmo il rischio di una deflagrazione politica e partitica, oltre che una crisi al buio i cui esiti nessuno può prevedere. Sui contenuti Alfano ha lanciato cinque punti programmatici, anche alla luce degli sviluppi politici che a breve si verificheranno. Sono rivolti al Parlamento, a Letta e a Renzi in quanto probabile futuro segretario del Pd. Sulla bontà delle proposte, dall’attuazione delle riforme, all’abbattimento del costo del lavoro, del debito, delle tasse, credo nessuno possa obiettare. Sono gli altri a dover decidere se puntare a un vero rilancio del paese, con i fatti e non solo a parole.