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Ecco quanto può costare il ritiro preventivo dall’Afghanistan

Pubblichiamo un articolo di Affari Internazionali

In occasione del dibattito sul rinnovo del finanziamento alle missioni, sono state presentate due mozioni di minoranza, Sinistra Ecologia e Libertà (Sel) e Movimento 5 Stelle (M5s), che ripropongono la tradizionale richiesta del ritiro immediato del contingente italiano. Benché la posizione del governo e della maggioranza parlamentare sia del tutto diversa, queste mozioni alimentano nell’opinione pubblica aspettative e opinioni irrealistiche e forse anche politicamente dannose, che potrebbero complicare l’attuazione della strategia di progressivo disimpegno attualmente in corso.

Il tutto avviene a dispetto degli impegni presi a livello internazionale, della politica estera in generale e degli accordi bilaterali Italia-Afghanistan in particolare.

CARO PREZZO
Mentre la Camera dei deputati sta discutendo il rifinanziamento delle missioni internazionali fino al 2013, questa proposta appare interessante se non fosse che l’Italia ha già annunciato il suo ritiro dall’impegno “operativo” dopo le elezioni per il successore del presidente Hamid Karzai.

Il ritiro, previsto per il dicembre 2014, si inserisce in un quadro già concordato con gli alleati Nato, anch’essi in fase di disimpegno che prevede già la riduzione del contingente italiano con il rientro di 486 militari italiani a dicembre. Anticipando il ritiro solamente di alcuni mesi si dovrebbe pagare un prezzo molto alto.

Isaf (ad oggi 87 mila unità) vede la partecipazione di quasi cinquanta nazioni. Dal 2007, la Nato ha diviso la presenza di Isaf in sei comandi regionali al fine di contribuire al ristabilimento delle istituzioni statali e sostenere i circa 27 Provincial Reconstruction Team, la cui attività riguarda ad esempio la costruzione di strade, scuole e ospedali. L’Italia è responsabile della Comando occidentale, al confine con Iran e Turkmenistan, e l’intera area di competenza italiana è composta da quattro province.

TRANSIZIONE
In previsione di concludere la fase “combat” entro il 2014, i comandi regionali hanno iniziato la transizione dei poteri alle forze di sicurezza locali. Il piano è diviso in cinque tranche e i tremila soldati italiani hanno già ceduto la responsabilità della sicurezza dell’87% della popolazione locale e dell’80% del territorio che controllavano nel 2010 (che dovrebbe diventare quasi il 100% entro fine anno).

Questo processo di responsabilizzazione delle autorità locali è stato voluto principalmente dall’amministrazione Obama, che nel 2009 ha deciso di inviare 33 mila nuove truppe in Afghanistan e allo stesso tempo di programmare il ritiro della quasi totalità del contingente americano tra il 2011 e dicembre 2014.

Nel 2015 dovrebbe prendere il via la missione Resolute Support della Nato, un impegno militare limitato e concentrato su addestramento ed equipaggiamento delle forze afgane – ma sufficiente per intervenire a loro sostegno – con il mantenimento di nove basi e l’istituzione di cinque comandi assegnati a Stati Uniti (aree meridionali e orientali), Germania (area settentrionale), Italia (area occidentale) e Turchia ( distretto di Kabul). I dettagli della missione sono proprio al centro di colloqui fra l’amministrazione americana ed il governo di Hamid Karzai nell’ambito di un programma strategico pensato sul piano della politica estera. L’opposto di quello che potrebbe discutere il Parlamento italiano.

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Francesco Giumelli è assistant professor presso il Departmento di Relazioni internazionali e organizzazione internazionale dell’Università di Groningen. Al momento lavora sull’efficacia delle sanzioni dell’Unione Europea e sulle missioni internazionali dell’Unione Europea.

Claudio Bertolotti (Ph.D) analista strategico, ricercatore senior presso il Centro militare di Studi strategici e docente di “società, culture e conflitti dell’Afghanistan contemporaneo”, è stato capo sezione contro-intelligence e sicurezza di Isaf in Afghanistan. Opinionista, autore di saggi, analisi e articoli di approfondimento sul conflitto afghano.



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