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Tutte le mire della visita di Cameron in Cina

Parlare di un patto di libero scambio tra Unione europea e Cina di cui la Gran Bretagna si farà sostenitrice è al momento “prematuro” dicono da BruxellesAlexander Polack, uno dei portavoce della Commissione europea, risponde così alle domande sugli impegni in tal senso presi dal primo ministro David Cameron in questi giorni in visita nella Repubblica popolare.

UN PATTO DI LIBERO SCAMBIO
Il leader conservatore ha parlato dell’obiettivo a lungo termine di raggiungere un patto di libero scambio tra Pechino e Bruxelles. La proposta segue i segnali di disgelo delle scorse settimane tra cinesi ed europei che hanno lanciato negoziati per un accordo bilaterale sugli investimenti. Un primo passo per rasserenare i rapporti dopo le tensioni scatenate dall’indagine Ue sui pannelli solari cinesi, sui sussidi di cui godrebbero e i vantaggi che da questi deriverebbero sulla concorrenza europea.

L’OBIETTIVO DI CAMERON
A dover ricucire con Pechino era tuttavia lo stesso Cameron. I rapporti tra i due governi avevano subito una battuta d’arresto per l’incontro lo scorso anno tra il primo ministro britannico e il Dalai Lama. Precedentemente a novembre del 2010, il leader Tory fu segnato dal rifiuto a levarsi il papavero dalla giacca mentre era in visita in Cina. Per i britannici un modo di commemorare i propri caduti in guerra, per i cinesi un simbolo che rimanda alle Guerre dell’oppio del diciannovesimo secolo. Ad aprire la strada verso rapporti più sereni era stata un mese e mezzo fa la visita in Cina del ministro delle Finanze, George Osborne, con gli impegni presi con le banche cinesi in materia di regolamentazione con l’obiettivo di favorire Londra come centro per trasformare il renminbi in una valuta globale.

LA MISSIONE BRITANNICA
Con il premier sono volati oltre Muraglia oltre 100 tra manager e amministratori delegati di colossi come Rolls-Royce, BP, Royal Dutch Shell, Barclays, HSBC, GlaxoSmithKline (è stata anche occasione per discutere dei casi di corruzione che hanno investito la società farmaceutica in Cina), Arup e Virgin. Cameron ha presentato la Gran Bretagna come il Paese occidentale più aperto agli investimenti stranieri. Il premier si è trovato a dover conciliare la necessità di promuovere il proprio Paese con quella di promuovere i diritti umani.

L’AUTOCENSURA DI BLOOMBERG
Nel corso dell’incontro con il presidente Xi Jinping, il leader conservatore non si è potuto esimere dal criticare l’esclusione di un reporter di Bloomberg dalla conferenza stampa con il suo omologo cinese, Li Keqiang. L’agenzia statunitense è nella bufera per la decisione di sospendere la pubblicazione di un’inchiesta sui legami tra imprenditoria e politica oltre Muraglia. Svelata dal New York Times, l’autocensura è stata attuata come sotto il regime nazista (paragone non troppo gradito a Pechino) per non bloccare del tutto il lavoro in Cina, compresa la fornitura dei propri terminali finanziari alle società cinesi. Il sito dell’agenzia è bloccato da un anno sui server cinese per un altro lavoro d’inchiesta sulle ricchezze dei leader cinesi, tra cui Xi Jinping. A novembre, rivela Fortune, sulla scia delle rivelazioni dell’inchiesta bloccata, sono stati ispezionati gli uffici di Pechino e di Shanghai.

L’IRRITAZIONE DI BRUXELLES
Per le aperture sul fronte europeo, oltre all’irritazione della Commissione che deve fare i conti anche con gli Stati membri che guardano con sospetto alle aperture commerciali con la Cina, Cameron dovrà confrontarsi con quanti, in Gran Bretagna, gli ricordano di essersi fatto lui stesso promotore di un referendum sulla permanenza di Londra nella Ue se non saranno accolte le riforme e la revisione dei patti proposti dai britannici.

IL CASO SCOZZESE
Nel rinnovato rapporto con Pechino, il premier britannico sembra inoltre dover inseguire il capo del governo locale scozzese Alex Salmond, nelle passate settimane in visita ufficiale in Cina, la quarta dal 2007, e che aveva fatto scalpore declinando gli inviti a incontrare il leader tibetano. E a settembre del prossimo anno gli scozzesi andranno ai seggi per dire sì o no all’indipendenza dalla Gran Bretagna.

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